Newsletter Enpam n. 12/2011
Perché dovrei pagare 100 milioni di euro
di Alberto Oliveti, vice-presidente vicario dell’Enpam
Per giustificare i danni creati all’Enpam si stanno dicendo cose non vere. Una di queste riguarda il vice-presidente vicario della Fondazione. Secondo la versione raccontata a un giornale io ero inizialmente un “convinto assertore della veridicità ed esattezza” dell’analisi finaziaria fatta dall’advisor SRI (quella da cui alcuni hanno preso spunto per parlare di un – inesistente – buco da 1 miliardo). Si dice anche che in un secondo tempo i vertici dell’Enpam abbiano “scaricato” l’advisor chiedendogli di modificare le conclusioni della sua relazione. Il documento, che sarebbe emerso solo “grazie” a un conflitto con un’altra società, avrebbe convinto cinque Ordini locali di medici e un membro del cda della Cassa a presentare un esposto ai magistrati. L’Enpam avrebbe poi reagito in maniera “eccessiva e scomposta”.
Fin qui le fantasie. E’ arrivato però il momento di ristabilire la verità dei fatti.
Il nome dell’advisor SRI fu proposto alla Fondazione Enpam nel marzo 2010 dal Presidente dell’Ordine dei medici di Bologna Giancarlo Pizza (con una lettera indirizzata al Presidente Parodi). Nel maggio 2010, accogliendo il suggerimento, il Consiglio di amministrazione dell’Enpam conferiva a quella società l’incarico di realizzare una “radiografia” degli investimenti della Fondazione.
Con l’avvio della nuova legislatura, e la mia elezione a vice-presidente vicario, ho subito fatto delle scelte precise, in coerenza con il programma elettorale ed esercitando le deleghe pattuite con Parodi in tema di investimenti e di gestione del personale. Queste le mosse principali:
- creare un nuovo modello di governance per gli investimenti patrimoniali della Fondazione che rispettasse i seguenti criteri: – corretta diversificazione delle attività e delle tipologie di investimento; – centralità strategica del CdA; – priorità alle scadenze del debito previdenziale nella politica degli investimenti; – definizione di procedure certificate per ridurre i margini di rischio, di errore umano e di discrezionalità; – separazione delle fasi di indirizzo strategico e tattico delle scelte da quelle di controllo dei rischi e dei risultati (mediante il ricorso ad advisor separati);
- potenziare in maniera mirata la struttura finanziaria della Fondazione;
- in linea con il nuovo modello organizzativo perseguito, e disattendendo quanto disposto dall’attuale Statuto, NON sono stati nominati i consiglieri esperti non medici. Nel passato, infatti, da consulenti quali erano, i consiglieri esperti si erano via via trasformati in veri e propri delegati alla gestione degli investimenti. Il risultato era stata una progressiva deresponsabilizzazione del Consiglio di amministrazione;
- NON sono state più nominate le commissioni consiliari su patrimonio immobiliare e investimenti finanziari, per evitare duplicazioni di ruoli e per responsabilizzare maggiormente il Consiglio di amministrazione. Il Cda, al contrario, è stato chiamato direttamente a fare scelte informate e consapevoli in un rapporto con la Struttura interna e con i consulenti esterni più chiaro rispetto al passato;
- ho facilitato (come risulta da un fitto scambio di e-mail) l’analisi finanziaria esterna dell’advisor SRI, voluta dal Consiglio di amministrazione. Questo studio, come ho sempre precisato nei rapporti con la società incaricata, sarebbe stato inviato, per le opportune controdeduzioni scritte, alla Struttura interna (nella persona del Direttore Generale, delegato pro tempore alla gestione finanziaria), all’advisor Mangusta (gestore del rischio) e al professor Maurizio Dallocchio, in qualità di ex consigliere esperto. La relazione di SRI, insieme alle controdeduzioni, era infine destinata all’attenzione del Consiglio di amministrazione per le opportune e consapevoli valutazioni. Il meccanismo si è però inceppato a causa dei ricorsi alla magistratura (di certo non per colpa dell’Enpam!).
Non corrisponde invece al vero che io sia stato un convinto assertore della veridicità ed esattezza del lavoro di SRI, e che io abbia condiviso in passato l’analisi finanziaria, dato che tutto ciò esula dalle mie competenze. Ho invece condiviso il percorso metodologico di quell’analisi finanziaria, che riguardava il periodo 2006-2009, facilitandone l’esecuzione (come confermato da ampia documentazione e-mail), per avere una radiografia dell’attività svolta nel passato in materia di gestione finanziaria.
Non ho mai condiviso le conclusioni della relazione, in primis perché c’era un’evidente contraddizione nel passaggio in cui venivano illustrate perdite definitivamente accertate, perdite potenziali e mancati guadagni, fino ad arrivare al miliardo e passa del cosiddetto buco. Alla prova dei fatti quelle “perdite”, inizialmente qualificate come “definitivamente accertate”, si sono invece ridotte negli anni successivi (ma non erano definitive?). Ciò evidenziava come in realtà non ci fossero mai state perdite definitive e che si trattasse invece di rischi di perdite (un concetto ben diverso!).
La Fondazione Enpam in ogni caso non ha mai chiesto di modificare le conclusioni finanziarie della relazione. All’amministratore di SRI Giulio Gallazzi, nel corso di colloqui con diverse professionalità dell’Enpam, vennero invece fornite ampie precisazioni su una serie di chiarimenti da lui richiesti. In seguito a questi incontri, con una lettera a firma del Presidente Parodi, l’Enpam ha chiesto a SRI di rettificare alcune affermazioni sulle modalità di redazione dei bilanci della Fondazione e ha contestato all’advisor la non perfetta corrispondenza tra il lavoro commissionato e quello svolto (in particolare a riguardo di un capitolo non richiesto che coinvolgeva una società concorrente e che, come temuto, ha provocato una causa civile da parte di quest’ultima). Infine, l’Enpam rivendicava l’esclusiva proprietà della relazione, come da contratto.
La proprietà del rapporto finale (e il connesso obbligo di riservatezza) è un punto cruciale. Infatti, nonostante il lavoro di SRI fosse stato commissionato dal Consiglio di amministrazione dell’Enpam, il rapporto circolò all’esterno prima ancora di essere recapitato alla Fondazione. Il 5 dicembre 2010 (dieci giorni prima che l’amministratore SRI lo consegnasse all’Enpam) il presidente dell’Ordine di Bologna Giancarlo Pizza – che in teoria era all’oscuro dei contenuti – faceva circolare via e-mail un parere legale che citava testualmente alcuni passaggi del rapporto finale di SRI. Il parere legale, guarda caso, prefigurava già un esposto alla Procura della Repubblica, che venne poi presentato in data 18 maggio 2011, proprio due giorni prima che il professor Mario Monti illustrasse al Consiglio di amministrazione il nuovo modello di governance degli investimenti.
Come mai prima che l’Enpam potesse leggere e valutare i risultati dell’analisi finanziaria c’era già qualcuno che lavorava a un esposto?
Evidentemente il percorso era già segnato e concordato, fuori dai canali istituzionali di garanzia e di controllo stabiliti dallo Statuto e dai regolamenti della Fondazione. Il risultato è stato una tempesta mediatica e politica che ha provocato ingenti (e ingiusti) danni alla cassa dei medici e degli odontoiatri.
Questo ha determinato l’inevitabile reazione dell’Enpam – con tanto di richiesta di risarcimento a SRI – che è stata da me illustrata nelle varie successive occasioni di incontri con i Sindacati e gli iscritti. Da qui la contromossa giudiziaria di SRI (per 100 milioni di euro) nei miei confronti! Fortunatamente nelle aule di giustizia ci si basa sulla realtà, non sulle fantasie.