Falsi miti e luoghi comuni. Che brutta Medicina generale!
Sulla Stampa dello scorso 4 agosto è stato pubblicato un articolo, circa l’attività dei medici di Medicina generale, a nostro giudizio scritto con grande superficialità.
Comincia così la lettera firmata da Esther Botto (32), Camillo Milano (69) e Federico Torregiani (61). I tre, medici di Medicina generale ad Alessandria, smontano luoghi comuni e falsi miti riportati dal giornalista – a partire da quello sulle poche ore di lavoro per arrivare allo stipendio d’oro – rivendicando con orgoglio il ruolo giocato dall’assistenza primaria durante la pandemia.
AL LAVORO 10-12 ORE
Il giornalista – scrivono Botto, Milano e Torregiani – per descrivere l’attività dei medici di famiglia (o medici di medicina generale), intervista personaggi che non conoscono la Medicina generale e che probabilmente dedicano alla visita dei malati molto poco del loro tempo, per cui non ne comprendono le dinamiche; si limita inoltre a evidenziare l’orario minimo di studio comunicato dai medici di medicina generale alle Aziende sanitarie locali, che non corrisponde mai all’effettivo monte ore dedicato alla cura dei loro assistiti.
Non tiene infatti conto del tanto tempo impegnato per l’assistenza ai pazienti via telefono, e-mail o altro sistema di messaggistica. Attività che facilita la comunicazione medico paziente e fornisce un servizio che evita spostamenti e lunghe attese; nel periodo dell’emergenza Covid questo è stato oltremodo utile al fine di evitare ai pazienti contatti a rischio.
Se vai alle Poste o in qualsiasi altro ufficio pubblico, allo scadere dell’ora si chiudono i battenti; gli studi dei medici di medicina generale li trovi invece ancora aperti anche un’ora dopo l’orario di chiusura ufficialmente dichiarato.
Il giornalista non fa inoltre cenno al tempo utilizzato dai medici di famiglia:
– per mantenere i rapporti con i colleghi ospedalieri, con i funzionari delle Asl e con quelli del Servizio igiene e Sanità pubblica (Sisp);
– per smaltire gli adempimenti burocratici che sono necessari a consentire ai pazienti di usufruire di importanti prestazioni erogate dal sistema sanitario e previdenziale;
– per le visite domiciliari, meno frequenti nelle grandi città per problemi di tipo logistico, ma comunissime in tutto il resto del Paese (l’esperienza dei nostri assistiti dimostra che non siano poi così rare, basta chiedere a loro).
Quindi, considerando l’impegno complessivo, i medici di famiglia lavorano mediamente dalle 10 alle 12 ore al giorno, mentre l’articolo vuol fare passare un concetto diverso.
PARAGONI FUORVIANTI
Il paragone tra i medici ospedalieri e i medici di famiglia è fuorviante e del tutto improprio, perché sono due categorie con diversi contratti e diversi diritti e doveri.
Per esempio, da contratto i medici di medicina generale non hanno nessuna delle tutele previste per i medici dipendenti (ferie, malattia, Tfr, tredicesima, assicurazione Inail).
Non è altresì vero che i medici di famiglia non facciano notti e festivi, perché i medici di continuità assistenziale, che coprono i turni notturni e festivi, fanno comunque parte a pieno titolo della branca della Medicina generale e gestiscono tutte le urgenze sanitarie territoriali e i bisogni di salute notturni del Paese.
FALSI MITI
Il mito degli stipendi d’oro dei medici di medicina generale è un “evergreen” già smentito più e più volte dai fatti, ma sempre utile per vendere qualche copia di giornale in più.
Lo stipendio del medico di medicina generale è uno stipendio lordo, al quale vanno detratte tutte le spese professionali e di un ambulatorio, comprese le spese per le sostituzioni (ripetiamo: i medici di medicina generale non hanno né ferie, né malattia, e in caso di assenza per qualsiasi causa devono pagare qualcuno che lavori al loro posto).
Inoltre essendo il medico di famiglia un libero professionista, viene retribuito per le prestazioni che effettivamente esegue, oltre che per il numero di pazienti che ha in carico; e unico caso in tutto il mondo della Sanità, è l’unica figura professionale che può venire scelta e cambiata quando vuole dall’assistito, nel caso in cui non fosse soddisfatto.
Succede lo stesso negli Ospedali o negli ambulatori delle Asl? O nelle Università?
Altro tema toccato nell’articolo è quello della formazione dei medici di famiglia.
Vorremmo ricordare che il Corso di formazione specifico triennale è impostato secondo le linee guida europee e che i docenti, anche universitari, preposti a questo settore lavorano con grande impegno per consentire ai corsisti il miglior livello di preparazione. Certo, è un corso svincolato dal comando dell’Università e questo può dar fastidio a molti, che vorrebbero gestirlo usando i loro canoni e secondo i loro interessi.
LUOGHI COMUNI
Altro luogo comune: non vero è che i medici di medicina generale causano un aumento degli accessi impropri in Pronto Soccorso; è vero invece l’esatto contrario e, come tutti i servizi sanitari ad accesso libero, anche gli studi dei medici di famiglia sono intasati da accessi impropri che limitano il loro lavoro; il problema dei “frequent attenders” è ben noto a tutti, tranne ovviamente a coloro che vogliono parlare della Medicina generale senza minimamente conoscerla.
È quasi sempre il cittadino a recarsi autonomamente in Pronto Soccorso, perché sa che in poche ore ottiene tutte le prestazioni che altrimenti potrebbe avere solo con tempi di attesa di mesi o che invece dovrebbe pagare, nel caso in cui volesse rivolgersi a strutture private.
In ultimo vorremmo sottolineare che il medico di medicina generale non è il mero trascrittore delle prescrizioni degli specialisti; il medico di medicina generale è l’unico responsabile clinico del paziente e spetta a lui la sintesi finale dell’indirizzo diagnostico-terapeutico, dopo aver chiesto le consulenze del caso. E sempre più spesso accade che, raccordando le conoscenze complessive che il medico di famiglia ha dell’assistito con importanti contributi specialistici settoriali, si possano impostare le terapie più appropriate.
MMG E COVID-19
Le esperienze italiane ed europee dimostrano (si veda per questo anche la vicenda Covid) che la rete dei medici di famiglia è fondamentale e andrebbe potenziata, puntando anche a maggiori sinergie con la rete ospedaliera; d’altronde, se così non fosse e se fosse invece vero che durante l’ultima emergenza i medici di medicina generale si fossero eclissati, come mai hanno pagato un così alto prezzo in vite umane durante l’esercizio della loro professione quotidiana?
Ricordiamo ancora, se ce ne fosse bisogno – concludono i tre – che molti studi ufficiali, tra cui il Rapporto Censis del 2018, certificano che l’87 per cento dei cittadini italiani è soddisfatto del proprio medico di famiglia; alla luce di tutto ciò, l’articolo basato solo su luoghi comuni, su dati non reali e su interviste fatte a gente che fa un altro lavoro, appare un chiarissimo attacco alla Medicina generale, volto pericolosamente alla distruzione dello nostro Stato Sociale e di una Sanità solidale di cui il medico di famiglia è paladino, oltre a costituirne la figura centrale”.
Esther Botto, Camillo Milano, Federico Torregiani
Fimmg – Alessandria