Emergenza Covid, nuova chiamata per i camici pensionati
A fronte dell’impennata della curva dei contagi le istituzioni tornano ad appellarsi ai medici a riposo. Questa volta sono la Regione Lazio, il dipartimento Salute della Regione Puglia e la Valle d’Aosta che, per prime, propongono di richiamare i camici bianchi pensionati, su base volontaria. In merito, è atteso un avviso per compilare una graduatoria da cui ogni Asl potrà attingere per far fronte all’emergenza Covid
Il bando della Regione Lazio prevede una manifestazione di interesse rivolta ai medici in pensione, inclusi quelli non più iscritti all’Albo, che in caso di chiamata dovranno attivare la partita Iva. Le specializzazioni richieste sono: Malattie Infettive, Anestesia e Rianimazione, Malattie apparato respiratorio, Igiene e Medicina preventiva, Medicina e Chirurgia d’accettazione d’Urgenza, Radiodiagnostica, Patologia Clinica e Virologia e Microbiologia. La retribuzione lorda prevista è di 80 euro al giorno, per contratti di lavoro autonomo non più lunghi di sei mesi. La chiusura del bando è stabilita per il 29 ottobre.
Va nello stesso verso la sanità pugliese, che – in base a quanto annunciato dal direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia, Vito Montanaro – si prepara a pubblicare un bando per la raccolta di manifestazioni d’interesse da parte di camici bianchi in riposo. In base alle specialità dei medici che decideranno di tornare in corsia, ci sarà l’assegnazione dei posti negli ospedali e nei reparti. Le aziende sanitarie pugliesi, inoltre, potranno anche fare ricorso ai giovani medici non specializzati che, come già accaduto a marzo, potranno essere inseriti in affiancamento nei reparti “no Covid”.
Pensionati e specializzandi cercasi anche in Valle D’Aosta, qui il bando.
In cerca di medici in pensione anche il Policlinico Riuniti di Foggia. Il bando e la domanda si trovano qui.
LA CARENZA CRONICA DI MEDICI
L’emergenza nell’emergenza ha radici storiche, aggravate dalla pandemia in corso. I Pronto soccorso sfiorano il collasso, i reparti si riempiono, i dati delle terapie intensive salgono. Si corre quindi ai ripari per creare nuovi posti letto Covid, sospendendo gli interventi non urgenti. Ma questo non può sopperire alla carenza di medici e infermieri negli ospedali.
A monte, infatti, rimane la questione degli organici del personale sanitario ridotti all’osso. Con la crisi Covid, tutte le aziende ospedaliere hanno cercato di potenziare le proprie piante organiche.
Gli ospedali hanno fatto il proprio bando con cui da marzo si reclutano nuove unità. La caccia è aperta soprattutto a specialisti come anestesisti e rianimatori, pneumologi, infettivologi e urgentisti.
IL NODO SPECIALIZZANDI
Restano invece molte le difficoltà per mettere a contratto gli specializzandi.
Per quest’ultimi, già a febbraio, era stato ha siglato un accordo con le università, ma nonostante ciò molte facoltà hanno fatto spesso resistenza per tenere i propri specializzandi negli ospedali universitari.
In proposito, con la legge di Bilancio 2019 per gli specializzandi dell’ultimo anno era stata introdotta la possibilità di essere ammessi ai concorsi pubblici ed essere inseriti in una graduatoria separata.
Qualora per costoro l’esito fosse stato positivo, avrebbero avuto diritto a essere contrattualizzati come dirigenti medici a tempo indeterminato al conseguimento del titolo.
Sempre in un’ottica emergenziale è stata data, successivamente, la possibilità alle aziende sanitarie di assumere specializzandi all’ultimo e penultimo anno di corso, con contratti di lavoro autonomo o co.co.co., a prescindere dall’inserimento o meno in una rete formativa.
DAI PENSIONATI AI PENSIONANDI
La possibilità per i medici ancora in servizio di proseguire fino a 70 anni è stata prevista anche dal decreto “Milleproroghe”, per mantenere in organico i camici con maggiore esperienza e affrontare al meglio la lotta contro l’infezione.
Per l’ex personale sanitario andato in pensione con “Quota 100” – e richiamato in servizio – era stata poi sospesa, fino al 31 luglio scorso, l’incumulabilità della prestazione pensionistica con i redditi di lavoro autonomo prevista dalla norma dello scivolo.
Claudio Testuzza