Quando il medico digitale è un rischio per il paziente

Dopo oltre un anno e mezzo di esercizio dell’app ‘Gp at hand’ emergono le prime forti perplessità degli stessi camici bianchi sugli effetti che questa avrà sui pazienti e sulla professione medica.

A rilevarlo è il think tank britannico Centre for labour and social studies (Class) che in un articolo  pubblicato sul suo sito analizza gli effetti dell’applicazione di Babylon Health, che offre consultazioni video di medici di base, adeguando l’offerta sanitaria ad una domanda sempre più impaziente.

Al commento entusiastico di un camice bianco – che evidenzia il gradimento del pubblico per un servizio rapido e disponibile 24 ore su 24 e sette giorni su sette – viene contrapposto un nucleo di considerazioni contrarie a una deriva della sanità che viene descritta come incontrollata.

“Abbiamo urgente bisogno di modernizzare le nostre istituzioni e renderle idonee per il 21esimo secolo, perché il National health service in Inghilterra sta sfuggendo di mano”, è la poco rassicurante conclusione di Ameen Kamlana, medico di medicina generale di Londra ed estensore dell’articolo.

Sotto esame è l’applicazione introdotta a novembre 2017 che, si legge nell’articolo, “promette la possibilità di ‘prenotare un appuntamento in pochi secondi’ usando il tuo smartphone”.

“Trovo eccitante la prospettiva di progressi tecnologici che apportino miglioramenti nell’assistenza sanitaria”, osserva Kamlana.

Tuttavia l’articolista non manca di porre dubbi anche sulla validità clinica dello strumento di screening di Babylon, scrivendo che questo non è stato sottoposto a “prove affidabili e indipendenti e non è riuscito a identificare i sintomi da ‘bandiera rossa’ per condizioni potenzialmente letali, tra cui infarto, ictus, trombosi venosa profonda, cancro e meningite”.

“Nessuna app o algoritmo sarà in grado di fare quello che fa un GP (abbreviazione inglese per medico di base)”, ha affermato il Royal College of General Practitioners in occasione di un evento organizzato per la presentazione del software.

“Un’app potrebbe essere in grado di superare un test di conoscenza clinica automatizzato, ma la risposta a uno scenario clinico non è sempre così ben definita – dice l’organizzazione -. Ci sono molti fattori da prendere in considerazione, una grande quantità di rischi da gestire e l’impatto emotivo che una diagnosi potrebbe avere su un paziente da considerare”.

Tuttavia, i dati sono chiari: il report pubblicato a maggio afferma che in questa prima fase di avvio solo il 28% di coloro che inizialmente si sono iscritti a questo servizio ha successivamente cambiato idea e si è cancellato. Rimane quel 72% di pazienti soddisfatti che sta scuotendo il servizio sanitario inglese.

Redazione

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