I conti sbagliati sulla pensione
Gentile redazione,
su un gruppo Facebook un collega ha pubblicato i dati della sua pensione. Dice di aver versato circa 39 mila euro, che rivalutati con l’indice Istat sarebbero circa 53 mila euro. Però con l’aliquota Irpef al 43% la sua pensione netta sarà 204 euro al mese, cioè riprenderà i soldi che ha versato solo se arriverà a 90 anni. I suoi conti sono giusti?
Gentile Dottore,
i conti sono sbagliati e l’errore non è da poco. Per non paragonare le mele con le pere, quando si fanno calcoli di questo tipo bisogna considerare il lordo di quanto l’Enpam restituisce, cioè, quei 351 euro al mese.
Le tasse non vanno mai considerate, né per quanto riguarda i contributi, né per quanto riguarda la pensione. Se infatti non avesse versato all’Enpam, all’iscritto non sarebbero rimasti in tasca 39mila euro, ma probabilmente poco più di 21 mila, perché su quel reddito avrebbe dovuto pagare le imposte. I contributi previdenziali, invece, godono della deduzione fiscale.
Prendendo per buono il dato sui contributi versati rivalutati (53mila euro), il medico in questione recupererà l’intera somma versata in circa 12 anni. L’Enpam però continuerà a pagare la pensione anche dopo, direttamente all’interessato o ai suoi eventuali familiari superstiti.
Bisogna notare che nel fare questi “conti della serva”, che hanno uno scopo puramente indicativo, non sono state nemmeno considerate le somme che l’Enpam ha speso per garantire tutte le prestazioni assistenziali della Quota A.
Verrebbe da concludere che, forse, andare a cercare risposte su canali social non istituzionali non è la scelta migliore se si vogliono ricevere risposte attendibili.
N.B. Le risposte sono curate dalla redazione del Giornale della Previdenza dei Medici e degli Odontoiatri e non riflettono necessariamente il punto di vista dell’editore Fondazione Enpam