Se Amazon si mette a fare il medico
In un futuro più che mai prossimo, potrebbe essere un medico virtuale di Amazon a decidere quando è necessario l’intervento di un collega umano, in camice e fonendoscopio.
Solamente allora potrebbe avere luogo una prestazione sanitaria collegabile ad una retribuzione e quindi a generare un contributo idoneo a creare una pensione. Ma per tutti gli altri atti medici, non eseguiti da medici ma da un’azienda di distribuzione, i proventi andrebbero a quest’ultima e i sanitari ne sarebbe esclusi con buona pace anche del loro futuro previdenziale.
Il digitale avanza a ritmi serrati in sanità, ma l’interrogativo principale rimane: quanto l’invasività della tecnologia è congrua per soddisfare il diritto alla salute dei cittadini e quanto soddisfa unicamente le ragioni di mercato? Oltretutto con un costo significativo in termini di privacy e diritti individuali e sottraendo risorse allo sviluppo di appropriate politiche della salute e di un futuro per la classe medica.
IL DOTTOR AMAZON
Facciamo un quadro della situazione. Il nuovo servizio Amazon ‘Prime health’, già lanciato in America e da novembre in Europa, è per adesso una nicchia che attrae studi legali e società di consulenza di marchi e brevetti. Questi formano una rete che il programma ha avrà il compito di mettere in contatto con gli imprenditori. E Amazon ha già iniziato a selezionare le società di interesse, cui ha indicato precise condizioni da rispettare.
La possibilità del gigante globale da 900 miliardi di sfruttare le potenzialità dal digitale anche nell’assistenza sanitaria potrebbe diventare una chiara opportunità e una proposta strategica per l’ingresso nel mercato della salute.
LE SFIDE DEL SISTEMA SANITARIO
Pochi sono i dubbi sull’apporto delle nuove tecnologie digitali alle sfide che i sistemi sanitari si trovano ad affrontare. Dal mercato dei farmaci da prescrizione, allo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale per analizzare le cartelle cliniche dei pazienti, alle mammografie assistite dal deep learning, alle comunicazioni tra pazienti e medici mediate da chatbot e risponditori automatici intelligenti, fino alle app Alexa che, ad esempio, aiutano i pazienti diabetici a gestire la malattia.
Allo stesso tempo, i sistemi sanitari di tutto il mondo sono sottoposti a pressioni per mantenere l’adeguatezza dei livelli di assistenza. In un contesto in cui i Ssn si trovano ad assistere una popolazione che invecchia e a confrontarsi con la crescente domanda di servizi, con la riduzione dei finanziamenti della spesa pubblica, con il costante divario tra assistenza sociale e sanitaria e, non da ultimo, con gravi problemi di carenza di personale.
DAI FARMACI ALLA DIAGNOSI
Amazon, già nel 1999, aveva acquistato una grande partecipazione nel rivenditore online Drugstore.com. L’offerta iniziale dell’azienda, per entrare nel mercato dei farmaci da prescrizione, alla fine fallì a causa di una combinazione di ostacoli normativi, sfide logistiche e mosse difensive da parte dei rivali.
A fine 2018 il gigante dell’e-commerce ha presentato ‘Amazon comprehend medical’. Si tratta di un servizio basato su un cloud, che utilizza l’apprendimento automatico per estrarre informazioni dai dati medici – inclusi i dati dei pazienti – e fornire nuove informazioni.
Amazon ha poi iniziato ad offrire il servizio PillPack – farmaci confezionati per dose e tempo – con consegna gratuita ai suoi abbonati del servizio Prime. L’azienda fondata da Jeff Bezos ha poi previsto nuove applicazioni dell’assistente vocale Alexa e sostiene di avere creato gli strumenti per permettere ad proprio ad Alexa di gestire le informazioni sui pazienti, conformi alle leggi sulla privacy degli Stati Uniti.
Aggiungendo a tali dati quelli estratti dalle cartelle cliniche, da ‘Alexa, fitness tracker’, e dai dispositivi medici che rilevano la pressione sanguigna e il glucosio nel sangue, Amazon arriverà a conoscere perfettamente lo stato di salute di coloro che si iscrivono alla sua piattaforma.
Claudio Testuzza