Un poker di lauree contro le malattie neurodegenerative
Venerdì scorso si è laureato a pieni voti in Ingegneria, partendo dal punteggio fuori misura di 128 su 110.
Ma tutto è iniziato con le lauree con lode in Medicina e Biotecnologie, per lo studente prodigio dell’Università di Pisa e della Scuola superiore Sant’Anna che ha abbracciato la particolare e personalissima missione di sconfiggere le malattie neurodegenerative.
Il curriculum strabiliante di Giulio Deangeli, appena 25enne di Este in provincia di Padova, si completerà a breve con la quarta laurea, in Biotecnologie molecolari, e con il Diploma d’Eccellenza del Sant’Anna.
In primavera la carriera proseguirà a Cambridge, dove lo studente arriverà col record assoluto di cinque borse di studio ottenute dall’università britannica.
CAMICE E NEUROSCIENZE
Mettiamo subito le cose in chiaro: Deangeli sarà iscritto all’Ordine ma, almeno per qualche tempo, non farà il medico in corsia.
L’aspirazione del pluridottore è fare ricerca “parlando la logica del medico, del fisico e del biologo. Proprio come mi aveva suggerito il mio tutor all’inizio del percorso universitario. Io ho solo deciso di prendere alla lettera quell’invito alla multidisciplinarietà”, racconta con un filo di ironia al Giornale della Previdenza.
L’assunto di partenza è che nemici pluridimensionali come Sla, Parkinson e Alzheimer, “dalla portata socialmente e clinicamente devastante” siano oggigiorno “combattuti praticamente senza armi”.
“Senza terapia eziologica – commenta Deangeli – ma solo con terapie palliative, che aumentano la speranza di vita, ma non rallentano l’invasione di quelle proteine simil-prioniche alla base di questa classe di malattie”.
“L’aspetto scientificamente affascinante – continua il giovane studente – è che si tratta di un problema estremamente complesso, approcciabile da tantissimi punti di vista, ognuno con la propria ragione. Il difficile sta nel mettere insieme le evidenze di più discipline”.
Insomma, non resta che inventare una lingua trasversale, un “esperanto della scienza medica” per decifrare la Babele dei disturbi neurodegenerativi.
“In questo – afferma il dottore prodigio – sono certo che il background della medicina sarà per me una guida fondamentale, per orientare le mie ricerche in direzione dell’utilità clinica”.
STUDIARE, CON GENIALE SEMPLICITÀ
La carriera di piccolo genio è iniziata alle scuole medie “dove avevo inventato un mio linguaggio di programmazione” e al liceo, quando Deangeli da autodidatta ha conquistato il secondo posto nella fase mondiale delle Olimpiadi delle Neuroscienze. “All’Università poi mi sono divertito tantissimo. Facendo cose veramente diverse è difficile annoiarsi”.
Uno dei suoi segreti è il metodo di studio, che già di per sé assomiglia all’approccio scientifico per la risoluzione di un problema complesso. “Per ogni esame – spiega – penso a un metodo diverso, per non stancarmi o annoiarmi”. Inventiva che passa per la creazione di “programmini informatici per auto-interrogarmi” e “carte da gioco su cui scrivere le formule da imparare”.
“Non servono superpoteri per fare quello che ho fatto. Forse la cosa più difficile – dice il plurilaureato con semplicità – è incastrare i calendari. Studiare meccanica la mattina, endocrinologia il pomeriggio e botanica la sera”.
DOTTORE A CAMBRIDGE E HARVARD
Il biglietto per il PhD in Neuroscienze cliniche a Cambridge è pronto per aprile. Ma, assicura Deangeli, non sarà di sola andata.
Ad aspettarlo ci sarà Maria Grazia Spillantini, docente di Neurologia molecolare e membro della Royal society, “la migliore allieva di Rita Levi Montalcini e mia mentore” precisa lo studente, e Michel Goedert, Brain prize (il Nobel delle Neuroscienze) nel 2018.
“Due giganti della scienza – aggiunge – miei miti assoluti assieme al fisico Richard Feynman, amanti del sapere che non si stancano mai di imparare”.
Appena due anni fa, invece, Giulio Deangeli era intern ad Harvard, dove è approdato come unico italiano vincitore della borsa Hip fra i 525 studenti “stellari” selezionati finora.
Ma non chiamatelo cervello in fuga.
“All’Università di Pisa e al Sant’Anna – prosegue Deangeli – ho trovato le migliori condizioni possibili e con l’Italia voglio conservare i rapporti accademici e sociali. Il problema della fuga di cervelli non sta nell’andare all’estero per fare ricerca, sta nel non tornare e nell’interrompere i rapporti con l’Italia”.
Per chiudere, un consiglio agli studenti più giovani.
“Fin da subito, anche prima di iscrivervi all’Università, parlate con i professori, provate a frequentare laboratori di ricerca, sporcatevi le mani. È impossibile innamorarsi di un librone, minaccioso e arido. È impossibile innamorarsi di quello che non si conosce”.
Parola di futuro scienziato.
Antioco Fois