Il nome di Stella nel sacrario dei medici caduti
Sarà inciso nella pietra il sacrificio di Roberto Stella e di tutti i medici caduti nel corso della pandemia di Covid-19.
Il nome del presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Varese sarà impresso nel sacrario di Duno, il luogo di culto dedicato ai medici che hanno perso la vita sul lavoro.
Tutti i 178 camici bianchi morti nel corso dell’emergenza coronavirus troveranno, invece, posto su di una stele, che la Fnomceo porrà nel giardino della propria sede.
IL PRIMO CADUTO NEL “SUO” SACRARIO
Domenica prossima, nel giorno di San Luca, l’evangelista medico al quale è dedicato il luogo di culto, il nome di Roberto Stella sarà inciso nei marmi del ‘Tempio del medico d’Italia’ di Duno, in provincia di Varese.
Nella chiesa, consacrata nel 1938 nel comune lombardo di 130 anime, voluta e ideata dal vicario don Carlo Cambiano e progettata dall’architetto bergamasco Cesare Paleni, è tradizione riportare il nome dei medici che nel precedente anno abbiano dato la vita per una causa importante, indossando il camice bianco.
Stella, morto l’11 marzo scorso, primo medico caduto a causa del Covid, era il curatore del sacrario le cui pareti custodiranno anche la memoria del suo sacrificio.
UNA STELE PER 178 CAMICI
“Sono almeno 178 i medici che hanno perso la vita, cui si aggiungono i colleghi deceduti successivamente a causa dei danni collaterali della malattia. I loro nomi saranno incisi su una stele, che sarà posta nel giardino della sede della Fnomceo”, ha annunciato Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, in occasione della settantesima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.
Ricorrenza che, quest’anno, a causa della pandemia di Covid19, assume un significato particolare, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ringraziato i medici e tutti gli operatori sanitari, vittime di una vera e propria strage. Appartiene infatti alla sfera sanitaria un terzo degli infortuni con esiti mortali denunciati all’Inail nel primo semestre di quest’anno.
“Siamo stati chiamati eroi – ha aggiunto Anelli – per avere affrontato il virus ‘a mani nude’, siamo stati definiti da Papa Francesco ‘i santi della porta accanto’ e vogliamo continuare a essere eroi silenziosi, che svolgono con coraggio e dedizione il loro dovere, quello di curare. Ma mai più vogliamo che l’eroismo si traduca in un martirio ingiustificato, perché prevenibile”.
Antioco Fois
Clicca qui per seguire la cerimonia (domenica 18 ottobre, ore 11)