Pensioni, in Europa è tempo di una riforma fiscale
Nell’attesa dei fondi dall’Unione Europea si è aperto un dibattito nel merito di un’eventuale riforma previdenziale, con l’obiettivo primario di incidere soprattutto sui redditi da lavoro e d’impresa. Restano, come spesso accade, fuori dall’azione delle riforme i redditi da pensione che per la loro caratteristica di immobilità dei loro importi continuano ad essere falcidiati dall’inflazione.
CONTRIBUTIVO VS RETRIBUTIVO
Mentre in Italia, è bene ricordarlo, è in vigore il sistema contributivo, basato su quanti contributi il lavoratore versa nella sua carriera, la Francia e la Spagna hanno mantenuto il retributivo, in cui l’assegno è legato, invece, al livello delle retribuzioni percepite. In Germania si usa un sistema a punti: l’assegno si calcola sulla base dei cosiddetti punti-pensione, acquisiti pagando i contributi e lavorando. Un caso peculiare quello delle pensioni in Inghilterra, simili per tutti i cittadini (ma circa uno su due dispone anche di una pensione privata).
Per quanto attiene alla tassazione del risparmio previdenziale è possibile individuare tre fasi: la fase dell’accantonamento, in cui vengono versati i contributi; la fase dell’accumulazione, in cui i contributi versati fruttano un rendimento; la fase della prestazione, in cui si ha la percezione della rendita o pensione. Mentre 17 stati su 24 adotta il modello che applica l’esenzione su importi versati e accumulati, per tassare soltanto la prestazione, l’Italia, nel caso del sistema previdenziale pubblico, prevede un’esenzione fiscale per i contributi versati, una tassazione per il loro eventuale rendimento, ma soprattutto la tassazione della rendita o della pensione.
ITALIANI TRA I PIÙ TARTASSATI
I pensionati italiani sono tra i più tassati in Europa: 30 per cento in più degli altri Paesi. Su un assegno da 1.500 euro da noi si pagano 600 euro di tasse, in Germania 60. Nella generalità dei Paesi europei i redditi da pensione vengono colpiti con aliquote progressive e viene riconosciuta una detrazione d’imposta in cifra fissa o variabile.
Si tenga però presente che in alcuni Paesi della Ue le pensioni non sono di fatto assoggettate ad alcun prelievo fiscale (Bulgaria, Lituania, Slovacchia). In altri, invece, molto elevata è la personal ‘allowance’, cioè la quota di reddito non imponibile. In Germania e Finlandia, ad esempio, non sono tassati i redditi pensionistici inferiori a 16.500 euro, mentre in Austria quelli inferiori a 15.000 euro. A Parigi, Berlino, Londra e Madrid sono esentati dalle imposte tutti quelli che ricevono meno di 9 mila euro l’anno, in Italia il tetto è posto, invece a soli 7.750 euro.
I Paesi europei adottano diversi sistemi per l’adeguamento delle pensioni. In alcuni le pensioni sono agganciate ai salari monetari (Danimarca, Slovenia e Svezia). In altri, come la Germania, si tiene conto sia della dinamica salariale sia del rapporto pensionati/attivi. In alcuni vige anche un sistema misto di indicizzazione salari/prezzi (come in Bulgaria, Finlandia, Polonia, Romania, Ungheria e altri). In altri, ancora, alle pensioni viene garantito il pieno mantenimento del potere d’acquisto, essendo rivalutate in base alle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo (accade in Austria, Belgio, Francia, Regno Unito e Spagna). Infine in alcuni Paesi, ed è il caso dell’Italia, vige un sistema di indicizzazione parziale, che garantisce una rivalutazione più consistente alle pensioni più basse (sistema in vigore anche in Grecia e Portogallo).
L’Italia, assieme alla Danimarca, è uno dei Paesi europei che fa registrare la più alta tassazione sulle pensioni. A sostegno di ciò, basti rilevare che un reddito pensionistico di 20mila euro all’anno viene colpito con un’aliquota media del 20,5 per cento in Italia, del 19 per cento in Spagna, dell’8,7 per cento nel Regno Unito, dell’8,4 per cento in Olanda, dell’8,3 per cento in Germania e del 7,3 per cento in Francia. Un divario altrettanto ampio si riscontra anche con riferimento ai redditi pensionistici di importo più elevato.
UNA FINESTRA PER LE RIFORME
In una fase di eventuali riforme, scaturita dalla gravissima situazione economica indotta dal Covid e dall’importante intervento finanziario dell’Europa, si prevede una sostanziale rivisitazione del capitolo fisco con un eventuale gioco di sponda contabile con cui i soldi comunitari potrebbero alleviare le gravi storture fiscali esistenti ed eventualmente favorire gli investimenti. Accanto alla riduzione del carico fiscale sul lavoro sarebbe però necessario rivedere l’attuale tassazione delle pensioni che sono, invece, integralmente equiparate al reddito dei lavoratori in attività. Magari prevedendo, per i pensionati, l’abbandono del mito del sistema della progressività per meglio ridistribuire gli investimenti pubblici con il welfare.
Altra fronte d’intervento dovrà essere il costante adeguamento delle pensioni al costo della vita. Nella generalità dei Paesi europei l’adeguamento delle pensioni avviene in base alle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo. In Italia, solo il potere d’acquisto delle pensioni fino a tre volte il minimo ha evidenziato, in passato, una tendenziale stabilità. Infatti, il potere d’acquisto delle pensioni di importo più elevato si è ridotto, nel tempo, di quasi il 30 per cento per effetto della mancata indicizzazione ai prezzi, dell’inasprimento della tassazione e del meccanismo del fiscal drag.
Claudio Testuzza
Persona single età > 65 anni reddito da pensione | Italia € | Germania € | Belgio € | Regno Unito | Francia € | Spagna € |
entrata lorda | € 26.000 | € 26.000 | € 26.000 | £ 21.490 | € 26.000 | € 26.000 |
detrazione | - - | € 8.840 | € 0 | £ 10.500 | € 2.600 | € 2.652 |
imponibile | - - | € 14.495 | € 26.000 | £ 10.990 | € 23.400 | € 23.348 |
deduzioni | - - | - - | € 3.416 | - - | - - | - - |
aliquota | 21,19% | 8,82% | 21,87% | 20,00% | 8,23% | 19,58% |
imposta da pagare | € 5.510 | € 3.944 | € 5.687 | £ 2.198 | € 1.926 | € 4.572 |
Reddito netto | € 20.490 | € 22.056 | € 20.313 | £ 19.292 | € 24.074 | € 21.428 |