Medici caduti per Covid. “Risarcire tutti i familiari”
Un vantaggio nei concorsi pubblici ai familiari dei camici caduti o rimasti invalidi a causa del Covid-19. È l’ultima timida iniziativa messa sul piatto come ‘indennizzo’ per lo sforzo profuso dalla categoria in questi mesi. Il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, chiede invece un risarcimento per tutti i camici i bianchi morti, senza distinzioni.
PRECEDENZA NEI CONCORSI
L’emendamento che instituisce il beneficio è stato inserito nel testo approvato dal Senato per la conversione in legge del decreto “Rilancio” ed estende a medici, operatori sanitari, farmacisti impegnati nell’emergenza Covid-19 e colpiti da patologie invalidanti o morte, quanto previsto dalla legge 407/1998. Quest’ultima a sua volta prevede per il coniuge e i figli superstiti, di poter godere del diritto al collocamento obbligatorio con precedenza rispetto a ogni altra categoria e con preferenza a parità di titoli.
OLIVETI: RISARCIMENTO PER TUTTI
Poca cosa rispetto a fronte del sacrificio dei camici bianchi, finora ripagati con un buona dose della retorica dei “medici eroi”, e con un risarcimento dell’Inail, attraverso l’equiparazione retroattiva del Covid-19 a infortunio sul lavoro. Un beneficio non per tutti, riconosciuto solamente ai medici dipendenti, che lascia a mani vuote liberi professionisti e parasubordinati.
“Anche loro però erano sul fronte a combattere a mani nude” dice il presidente dell’Enpam Alberto Oliveti.
LIMBO LEGISLATIVO
Nel limbo legislativo è rimasta sospesa l’estensione dei benefici previsti per le ‘vittime del dovere’ agli operatori sanitari colpiti dal coronavirus. L’ordinamento stabilisce, infatti, alcune particolari indennità economiche in favore del personale civile e militare dello Stato che abbia riportato lesioni o infermità a causa dell’espletamento del servizio.
L’esigenza di una protezione aggiuntiva nei confronti dei militari e delle forze dell’ordine e, anche in generale, dei dipendenti pubblici che siano rimasti invalidi o deceduti a causa di eventi connessi allo svolgimento di specifiche attività ha nel tempo indotto il legislatore a coniare, infatti, la categoria delle ‘vittime del dovere’ e a riconoscere una serie di vantaggi economici aggiuntivi.
Il comma 563 dell’articolo 1 della legge 266/2005 ha, oltretutto, introdotto la categoria degli equiparati alle vittime del dovere. Si tratta di coloro che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti, oppure alle quali consegua il decesso in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative.
OPPORTUNITÀ “RILANCIO”
Nel corso della trasformazione in legge del decreto 18, il “Cura Italia”, alcuni senatori avevano presentato degli emendamenti finalizzati a questo particolare riconoscimento. Emendamenti che non sono andati a buon fine soprattutto per la necessità della rapida trasformazione in legge dello stesso decreto.
Appare ancora possibile e auspicabile, nel corso della trattazione alla Camera del decreto “Rilancio”, introdurre i sanitari nel conto delle ‘vittime del dovere’, riconoscendo ai camici bianchi e ai loro familiari i benefici economi previsti per le altre categorie già incluse nelle normative di settore.
Sarebbe un atto di grande sensibilità politica a fronte della devozione e dell’impegno degli appartenenti a una categoria, che hanno sacrificato anche la loro vita per salvare quella di tanti cittadini.
Claudio Testuzza