Da Torino parte il coro di “no” allo ‘scudo’ giuridico
Corale “no” degli Ordini a un possibile colpo di spugna sulle responsabilità di chi ha il compito di gestire l’emergenza da Coronavirus e tutelare gli operatori sanitari.
Dopo una selva di emendamenti arrivati da più direzioni politiche al decreto ‘Cura Italia” – poi ritirati o derubricati a ordini del giorno – la protesta partita da Torino ha contagiato in fretta tutti gli Ordini della Penisola che con forza si sono uniti ai colleghi piemontesi nel definire le proposte di scudi penali e civili “crudeli, sprezzanti e offensivi” per una categoria che sta combattendo e lavorando a mani nude.
L’aspetto incriminato, che ha determinato la protesta della categoria, è in particolare l’azione che solleverebbe dal peso penale, civile ed erariale le condotte dei datori di lavoro. Le proposte in tal senso sono state bollate dai camici bianchi come “inaccettabili in uno stato di diritto”.
Secondo i dati riportati dalla Fnomceo, a oggi sono 100 i medici e odontoiatri che hanno perso la vita durante l’epidemia di Covid-19. A fronte di questi numeri purtroppo in crescita gli Ordini respingono la possibilità che venga costituita un’immunità per le strutture sanitarie che le sollevi dalle responsabilità in caso di danni agli operatori.
Significherebbe stabilire, scrive in una nota il presidente dell’Ordine piemontese, Guido Giustetto, che non c’è “nessuna colpa se i Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) non sono arrivati, se i tamponi non sono stati fatti, se respiratori e caschi non sono sufficienti, se la gravità dell’epidemia è stata sottostimata, se l’organizzazione è stata incapace, incerta, lenta e lacunosa”.
“Noi medici – dice Giustetto poi rilanciato dagli altri Ordini – siamo definiti eroi, che devono lavorare con abnegazione e spirito di servizio, e tanto basta. Si piangono i pazienti, ma non si potrà verificare se i sanitari sono stati messi nella condizione di curarli con tutti gli strumenti possibili. E se sono stati tutelati o mandati ad ammalarsi nell’esercizio delle loro funzioni”.
Da Genova Alessandro Bonsignore, medico legale e presidente dell’Ordine, lancia invece l’idea di un sistema di indennità.
“Sono convinto – scrive il presidente – che l’unica possibile soluzione per garantire la tutela dei diritti di chi è rimasto vittima dell’emergenza coronavirus e della sua gestione è di immaginare un sistema indennitario, e non risarcitorio, con un fondo ad hoc a carico dello Stato”
“In questo modo – conclude Bonsignore – si assumerebbe la responsabilità di quanto accaduto senza rivalersi su terzi e, allo stesso tempo, potendo in qualche modo controllare gli esborsi economici dovuti e sacrosanti”.