Inps, la flessibilità può attendere

Rinviata al prossimo anno l’annunciata rivoluzione per chi punta ad anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, il Governo ha tuttavia introdotto alcuni strumenti rivolti a un segmento ristretto della popolazione vicina alla pensione. Dal part time all’opzione donna, una guida per orientarsi tra le novità

Le speranze di chi si attendeva un’attenuazione dei limiti previdenziali imposti dalla riforma Fornero si sono infrante di fronte ai numeri imposti dalla legge di Stabilità. I calcoli dell’Inps sul costo di interventi in grado di garantire maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro sono risultati diversi rispetto ai dati prodotti dai ministeri competenti, e nel braccio di ferro tra le diverse ipotesi il Governo ha preferito rinviare ogni decisione al prossimo anno. Qualcosa è stato fatto, ma riguarderà uno sparuto numero di aspiranti pensionati e solamente dipendenti del settore privato, escludendo il pubblico impiego da ogni possibile vantaggio.

++ PENSIONI: INPS, EFFETTO FINESTRE, ASSEGNI 2011 -27,4% ++La misura principale riguarda l’introduzione di un particolare part time volontario per coloro a cui mancano pochi anni per andare in pensione. Il lavoratore, una volta raggiunti i 63 anni e 6 mesi di età, potrà chiedere in accordo con la sua azienda di trasformare il suo tempo pieno in tempo parziale fino all’entrata in pensione prevista al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi entro il 2018. Nel frattempo il suo stipendio non si dimezzerà come per un normale part time, ma verrà integrato con la contribuzione netta che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all’Inps.

Al momento del pensionamento di vecchiaia il dipendente (solo del settore del lavoro privato) avrà un pensionamento senza penalizzazioni in quanto i contributi non versati saranno integralmente pagati dallo Stato come contribuzione figurativa. L’iniziativa non prevede, al contrario di quanto potrebbe accadere con il progetto App dell’Enpam (vedi articolo correlato) l’obbligo di assunzione di un giovane lavoratore al fine di incrementare il lavoro giovanile.

Un secondo provvedimento si è rivelato necessario per sanare una situazione nata da una cattiva interpretazione legislativa da parte dell’Inps in merito alle date di maturazione del diritto della cosiddetta ‘opzione donna’. La legge di stabilità consente alle lavoratrici di poter lasciare il lavoro a 57 anni (58 le autonome) con 35 anni di anzianità maturati entro il 2015. Anche su questo nuovo limite è verosimile che l’Inps interverrà ricordando la famosa finestra di dodici mesi, quella che aveva posto al 2014 il limite per la maturazione dei requisiti anziché, come invece disponeva la legge, entro il 2015.

Si tratta quindi solamente di un chiarimento favorevole a fronte dell’interpretazione limitativa dell’istituto previdenziale. Chi farà questa scelta si vedrà comunque penalizzato di un 25/30 per cento il trattamento pensionistico, in quanto avrà una pensione calcolata integralmente con il sistema contributivo anziché con il più favorevole sistema di calcolo retributivo. L’ultima buona notizia per i pensionati è l’innalzamento della cosiddetta ‘no tax area’, ma approfondendo le cifre fornite si scopre che per chi ha meno di 75 anni l’esenzione fiscale verrà leggermente ritoccata dagli attuali 7.500 euro a 7.750 euro. Solamente per gli ultra settantacinquenni la defiscalizzazione raggiungerà quella già prevista per i lavoratori dipendenti, salendo dagli attuali 7.750 a 8.000 euro.

Per approfondire

Ulteriori analisi sul tema pensionistico sono disponibili online sul sito dell’Enpam:
Congedi e permessi non cumulabili
Riscatto, totalizzazione, cumulo: per una pensione più rapida
Un divieto di cumulo residuo

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Claudio Testuzza

@FondazioneEnpam