II rapporto Gimbe – Un piano per salvare il Ssn

Salvare il servizio sanitario nazionale si può. Per farlo non servono solo risorse economiche ma soprattutto una visione strategica di lungo periodo che riporti al centro il valore delle prestazioni sanitarie.

A mostrarlo con dati concreti è il 2° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale elaborato dalla Fondazione Gimbe e presentato il 6 giugno a Roma nella Biblioteca del Senato.

A fronte di una spesa sanitaria complessiva nel 2015 di oltre 147 miliardi di euro, la componente privata diventa sempre più importante: si tratta del 23,7% e di questa percentuale oltre l’87% è “out of-pocket” (ossia direttamente dalle tasche dei cittadini, senza intermediazione) che finisce per rappresentare di fatto un vero e proprio “quarto pilastro” del sistema (oltre a quello del Ssn, della sanità collettiva integrativa e di quella individuale delle polizze assicurative) che in termini finanziari è secondo solo alla spesa pubblica.

Le criticità su cui intervenire per rendere il sistema sanitario sostenibile sono quattro: finanziamento pubblico, nuovi LEA, sprechi e inefficienze e ipotrofia della spesa privata intermediata (ossia della sanità integrativa). Come fare? Con un piano che Gimbe ha suddiviso in sei punti: offrire certezze sulle risorse pubbliche, rimodulare i Lea sotto il segno del value, ridefinire i criteri di compartecipazione e le detrazioni sanitarie ai fini Irpef, attuare un riordino legislativo del settore, ridurre sprechi e inefficienze e mettere la salute al centro di tutte le decisioni.

In assenza di questo piano “la graduale trasformazione verso un sistema sanitario misto sarà inesorabile e consegnerà definitivamente alla storia il nostro tanto decantato a invidiato sistema di welfare”, ha commentato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

Maria Chiara Furlo

Il rapporto Gimbe (Integrale)

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