Neonatalità, bebè immuni dall’inflazione
Anche le indennità di maternità che l’Enpam garantisce alle sue iscritte beneficiano dell’adeguamento al costo della vita.
Per combattere un’inflazione che negli ultimi anni è stata particolarmente aggressiva, l’Enpam ha infatti rivalutato tutte le indennità legate alla neonatalità, adeguando le tutele al 100 per cento dell’incremento dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat.
Prima di dare qualche numero, è doveroso ricordare come si calcola l’assegno di maternità per le professioniste iscritte all’Enpam.
COME FUNZIONA LA MATERNITÀ
L’indennità di maternità equivale all’80 per cento del reddito professionale imponibile presso l’Enpam. Quindi il conteggio si fa con il reddito che deriva dall’attività in convenzione o accreditamento con il Ssn o con quello da libera professione. Per queste professioniste è previsto comunque un assegno massimo di 29.571,10 per i 5 mesi coperti, quindi oltre 5.900 euro al mese. L’aumento rispetto al 2023 è di ben 344,5 euro al mese.
Alle professioniste che guadagnano meno, invece, l’Enpam in caso di gravidanza garantisce un’indennità minima di quasi 7.100 euro (1.418 euro al mese per 5 mesi), più alta di circa 235 euro mensili rispetto agli obblighi di legge.
ALTRI TRE MESI PER I REDDITI BASSI
Le tutele non finiscono qui perché le dottoresse con un reddito più basso di 9.280,21 hanno diritto a ricevere altri tre mesi di maternità. Considerando quindi l’indennità minima di legge di 5.914,22 per 5 mesi, le dottoresse in questione possono beneficiare di altri 3.548 euro.
Ricordiamo che l’indennità è prevista anche in caso di aborto (solo se occorso dopo il terzo mese di gravidanza), e in caso di adozione o affidamento.
Dal punto di vista pensionistico, per le dottoresse è prevista anche la possibilità di coprire, con contribuzione volontaria, gli eventuali periodi privi di contribuzione dovuti alla possibile sospensione dell’attività professionale .
Gianmarco Pitzanti