Medici di famiglia, Lombardia pronta a sperimentare il modello Enpam
La Regione Lombardia vuole rilanciare la medicina del territorio ed è pronta a puntare sul modello delle Case di comunità “spoke” cioè sull’incentivo ai medici di famiglia ad aggregarsi in studi professionali più grandi e attrezzati.
“Vogliamo, e lo faremo insieme all’Enpam, creare delle nuove prospettive per i medici che vogliono aggregarsi in piccoli gruppi per avere le loro strutture di base”, ha detto l’assessore regionale lombardo al welfare, Guido Bertolaso, intervenendo all’81° congresso della Fimmg che si è tenuto a Villasimius.
PARTIRE DALLA CASA
Bertolaso, che durante il suo intervento ha voluto ricordare i suoi inizi da medico, ha parlato di un modello che parta dalla casa del cittadino, ma che consideri anche quella del curante.
“Il presidente dell’Enpam ci ha lanciato la sfida. Si tratta di incentivare i giovani medici a mettersi insieme, aiutandoli nel reperimento dello studio. Voglio andare ancora oltre – ha continuato Bertolaso –, perché se vogliamo incentivare i nostri giovani medici, al di là del problema economico sul quale si agirà, non basta dare loro un contributo economico in più rispetto a quel pochissimo che prendono oggi, ma devono anche avere un progetto, un modello, un sogno”.
“Il sogno significa uno studio dove esercitare la professione e, se uno si trasferisce in un territorio nel quale ha deciso di mettere radici, anche un’abitazione dove poter condividere con la propria famiglia la possibilità di costruirsi una vita nuova”.
PONTE CON LE CASE DI COMUNITÀ
Bertolaso ha usato la metafora del ponte, che unisce gli studi professionali per arrivare alla Casa di comunità (hub), e ha parlato della necessità di trovare forme d’integrazione fra il medico di famiglia e altre professionalità, come l’infermiere di famiglia.
“Il dm 77 non dà direttive specifiche su cosa ci debba essere dentro una Casa di comunità o a che cosa serva esclusivamente – ha osservato l’assessore –. Questo è un lavoro che possiamo fare noi e lo faremo in Lombardia, portando avanti questo modello sperimentale. Siamo noi a dover dare le indicazioni e riuscire quindi a risolvere ambiguità e difficoltà anche operative.”