Diagnosi precoci e una gestione migliore con l’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale potrebbe contribuire a rallentare la progressione del morbo di Parkinson? Se lo sono chiesti due studi americani, entrambi focalizzati sulla seconda malattia neurodegenerativa progressiva più diffusa al mondo, che colpisce il 2-3% degli individui di età superiore ai 65 anni.
Il primo, ad opera del New York Stem Cell Foundation Research Institute, consiste nella progettazione di una piattaforma che, integrando sistemi robotici in grado di studiare le cellule dei pazienti con algoritmi di AI per l’analisi delle immagini, può scoprire caratteristiche, condizioni, reazioni a vari tipo di stress del morbo di Parkinson. Il lavoro potrebbe aiutare a determinare i tratti comuni delle cellule dei pazienti. Un altro studio riguarda l’uso del machine learning per rilevare il Parkinson: si concentra sulla micrografia, un disturbo della scrittura fra i marcatori per la scoperta del morbo. Qui maggiori approfondimenti.
IL “NASO INTELLIGENTE”
Sempre a proposito di Parkinson, in futuro l’AI potrebbe essere importante anche per individuare la malattia. Come spiega questo articolo sul sito di Tech2Doc, all’università di Zhejiang nel 2019 è iniziata la progettazione di un “naso intelligente” in grado di trasformare il sebo dei malati di Parkinson – che è caratteristico e ha concentrazioni insolitamente alte di alcuni composti organici – in vapore. Quest’ultimo viene sondato da un apposito computer capace di riconoscere il modello associato al Parkinson con un tasso di successo pari al 70 per cento.
LE “QUATTRO P” DELLA MEDICINA
Quella della diagnosi sempre più precoce delle malattie è un’esigenza molto sentita dai pazienti. Secondo un’indagine di Confindustria dispositivi medici, per 9 italiani su 10 è importante incrementare le attività di screening e potenziare le iniziative di prevenzione. La trasformazione digitale della sanità e l’uso dell’intelligenza artificiale può consentire lo sviluppo delle “quattro P” della medicina: preventiva, partecipativa, personalizzata e predittiva.
Quanto alla prima, con le nuove tecnologie, i medici possono visitare i pazienti in remoto, analizzare big data e long data, diagnosticare patologie sulla base di pattern provenienti da diverse fonti di indagini e dispositivi. Una delle applicazioni più interessanti dell’intelligenza artificiale alla salute riguarda il connubio con la diagnostica per immagini: grazie agli algoritmi, è possibile analizzare più velocemente e accuratamente migliaia di dati e diagnosticare malattie anche oncologiche. Per maggiori spunti su AI e medicina preventiva è possibile consultare questo articolo.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER GESTIRE GLI OSPEDALI
L’intelligenza artificiale può anche migliorare l’organizzazione delle strutture ospedaliere. Un esempio viene dall’Humber River Hospital di Toronto, dove flusso di ingresso e terapie dei pazienti vengono gestiti tramite un sistema di analisi dei dati in tempo reale. In Italia, grazie a una collaborazione tra l’università di Genova e la startup SurgiQ, è stata sviluppata una soluzione di AI che assegna giorno, slot temporale e sala operatoria ai pazienti. Il processo decisionale tiene in considerazione l’intervento da svolgere, la disponibilità delle sale, l’urgenza, le equipe chirurgiche e le altre unità operative disponibili. Elementi che poi vengono analizzati da un software in grado di calcolare un piano che rispetti anche eventuali preferenze. L’obiettivo è snellire e semplificare i flussi. I dati già raccolti sugli interventi sono stati utilizzati per addestrare un modello di deep learning capace di stimarne la durata. Altre informazioni si trovano in questo link.
E se un domani l’AI servisse anche per sviluppare nuovi farmaci? Se ne sta occupando uno studio esplorativo avviato dall’azienda australiana InSilico Medicine: gli algoritmi di intelligenza artificiale utilizzati sono stati in grado sia di individuare il nuovo bersaglio per il trattamento di una patologia che di modellare una nuova molecola con le corrette proprietà chimico-fisiche. Qui per saperne di più.
QUANTO QI AL SERVIZIO DELLA MEDICINA?
Ma se le aspettative sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale sono alte – quasi rivoluzionarie – cosa comporta ad oggi realmente questa tecnologia dal punto di vista medico? Può realmente essere in grado di fornire previsioni del rischio di sviluppo di una malattia? Il tema è affrontato approfonditamente dal dottor Alberto Eugenio Tozzi, head of Multifactorial and complex diseases research all’Ospedale Bambino Gesù, nel video “Intelligenza Artificiale per il medico”.
Claudia Torrisi