Medici “d’importazione”, dalla concorrenza sleale alle incognite sulle competenze
L’arrivo di sanitari dall’estero per tamponare il fabbisogno nelle regioni ha innescato un coro di critiche, con denunce sui rischi dell’operazione che vanno dalla concorrenza sleale al controllo meno accurato sui titoli dei medici che vengono a esercitare in Italia.
La Cimo-Fesmed è arrivata a percorrere le vie legali, presentando un ricorso al Tar contro la decisione della Regione Calabria di assumere a tempo determinato 500 medici cubani.
Dopo il caso Calabria, che ha innescato la polemica a livello nazionale, la “caccia al sanitario” oltre confine continua in altre regioni, che sarebbero interessate a “importare” personale dall’Albania o dall’Argentina.
Un sistema che, facendo un’ulteriore valutazione, può alla lunga avere ripercussioni sull’aspetto previdenziale, a danno di tutta la categoria dei medici.
CONTRADDIZIONI NELL’ACCORDO
La Cimo-Fesmed denuncia la presenza di numerose contraddizioni formali e sostanziali nell’accordo.
Il ricorso alla procedura di accordo quadro per la somministrazione di manodopera è “vietato per l’esercizio di funzioni dirigenziali quali quelle che spettano ai medici”, commenta il presidente Cimo, Guido Quici. “Verrebbe da dire – si legge infatti nell’esposto presentato – che il solo fatto che si tratti di medici conduca alla esclusione della possibilità di fruire del rapporto di somministrazione”.
Invece, la prima scelta, sostiene il sindacato, sarebbe dovuta essere l’assunzione di “medici specializzandi degli ultimi anni di formazione, come previsto dalla legge”.
RISCHIO DUMPING SALARIALE
Oltre a citare la pubblicazione della statunitense Fondazione per i diritti umani, “che fa luce su un vero e proprio traffico di medici cubani nel mondo”, il presidente del sindacato punta il dito contro il ricorso a enti esterni per il reclutamento di medici, che darebbe luogo a “una concorrenza sleale nel mercato del lavoro”.
“Ai medici stranieri che vengono in Italia – considera Quici – vengono riconosciute retribuzioni inferiori rispetto alla media. Non vorremmo che, considerata la carenza di risorse, il dumping salariale facesse il suo ingresso anche nel settore medico”.
“Quando si renderanno conto che i medici stranieri costano di meno degli italiani, – aggiunge il presidente del sindacato – le Regioni perennemente in difficoltà economiche andranno alla ricerca del miglior offerente, in barba a problemi linguistici, formativi, ordinistici e assicurativi”.
La via per risolvere il problema della carenza di medici, per il vertice del Cimo sarebbe invece quella di “formare nuovi professionisti e bandire concorsi per assumerli stabilmente all’interno del Servizio sanitario nazionale. I concorsi devono essere l’unica porta d’ingresso nel Ssn”.
EMERGENZA FUORI DALL’EMERGENZA
“Non essendoci un’emergenza sanitaria non è giustificabile la deroga al riconoscimento dei titoli dei medici che arrivano da Paesi non comunitari”. Il monito arriva dal presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che ricorda come la legge che consente la semplificazione del riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero “fosse stata pensata per fare fronte alle gravi difficoltà e al grande numero di pazienti che avevamo nell’emergenza pandemica”.
Una norma che poi lo scorso maggio è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023 e modificata, “non più in funzione dell’emergenza Covid, ma della carenza di medici”, spiega il presidente della Fnomceo al Giornale della Previdenza.
La preoccupazione della Fnomceo è che le maglie più larghe della procedura straordinaria non garantiscano una puntuale verifica dei percorsi formativi dei sanitari “importati”, lasciando spazio a incognite sulla competenza del personale. Questo sia in campo medico che in campo linguistico. Insomma, un paziente potrebbe trovarsi a interagire con un sanitario che non parla a dovere l’italiano.
Spesso, ricorda Anelli, a fronte delle verifiche è stato necessario che i medici seguissero percorsi di formazione complementare. Per il vertice della Federazione degli Ordini dei medici, un altro rischio è quello che si generei un “doppio canale”, una disparità di trattamento a seconda del medico che il cittadino si troverà davanti.
SERVE RISPOSTA STRUTTURALE
La Fnomceo rivolge quindi al parlamento l’invito a modificare una norma “a rischio di non costituzionalità”, mentre alle Regioni sollecita l’utilizzo della procedura ordinaria per l’assunzione dei medici. Sull’ipotesi del “traffico” e dello sfruttamento dei medici cubani da parte del proprio Paese, il presidente Anelli chiede che le autorità facciamo “le opportune istruttorie di verifica”.
“L’Italia ha certamente ancora risorse: pensionati e specializzandi che sono stati impiegati in una fase temporale limitata per fare fronte alla carenza degli specialisti. Ora però – conclude Anelli – occorre una risposta strutturale e complessiva, che, oltre a farci superare il momento, vada a colmare le disuguaglianze di salute all’interno del Paese”.
Af