Medici fiscali senza visite da marzo
Dall’8 marzo l’Inps ha sospeso con un comunicato ufficiale le visite fiscali in tutta Italia e a tutt’oggi non si prevede il ripristino del servizio. Ritengo che sia stato indecoroso per l’Ente non aver previsto il sussidio di quarantena per tutti i medici fiscali, senza alcun reddito da quella data, fatta eccezione per quel bonus trimestrale di circa 1000 euro peraltro tassato non si sa a quale titolo.
Anche i medici fiscali liberi professionisti, pur non avendo uno studio privato, sono stati costretti a non esercitare la propria attività a causa della Pandemia essendo stati posti di fatto in pre-quarantena per alto rischio di contagio proprio per la tipologia di lavoro svolta.
A completamento del mancato introito subito dai medici fiscali per oltre quattro mesi, come lei ben sa, si aggiungeranno le non indifferenti quote previdenziali A e B relative al 2019/20 che, anche se differite di qualche mese, dovranno tuttavia essere pagate a totale carico degli interessati, magari sobbarcandosi di un prestito bancario per onorare il debito con l’Ente.
Cordiali saluti.
Dottor G. Napoli, Catania
Gentile Collega,
dall’inizio della pandemia l’Enpam ha lavorato per sostenere medici e dentisti liberi professionisti che hanno dovuto chiudere gli studi o limitare drasticamente l’attività. Come tu stesso riconosci, abbiamo destinato aiuti diretti fino a 3mila euro per professionista, misure per la quarantena e rinviato oltre mezzo miliardo di contributi, per lasciare liquidità disponibile nel momento di maggior bisogno.
Siamo andati oltre i compiti tradizionali della previdenza e dell’assistenza riuscendo a garantire un sostegno al reddito ai professionisti pur non essendo previste, in casa Enpam, fonti di finanziamento specifiche per misure del genere, a differenza di quanto accade nel sistema pubblico per la cassa integrazione che è finanziata dalla fiscalità generale.
Lo abbiamo fatto attingendo alle risorse del patrimonio, senza ricevere finanziamenti dallo Stato, che invece ha tassato i nostri aiuti con una trattenuta del 20%. Questo sì che è indecoroso.
Ora, dopo i primi mesi drammatici, l’allentamento delle misure restrittive deciso dai provvedimenti governativi ha consentito a tutti di riprendere le attività, seppure con le dovute precauzioni.
In questo contesto, è del tutto singolare la perdurante sospensione dell’attività della medicina fiscale; una sospensione che non è più giustificabile con l’emergenza sanitaria.
Mentre, infatti, la generalità dei liberi professionisti ha ricominciato, sia pure tra molte difficoltà e oneri, a esercitare la professione, le visite di controllo ai lavoratori in malattia risultano ancora inibite dall’Inps.
Questo comportamento è tanto più inspiegabile se si considera il complesso delle norme che il Governo ha varato con l’intento dichiarato di salvaguardare i livelli occupazionali e tutelare i lavoratori. Fra queste, per i dipendenti sono stati previsti il divieto di licenziamento e l’obbligo per i datori di lavoro di prevedere misure di prevenzione e protezione adeguate.
Nel caso degli autonomi lo Stato ha previsto misure di sostegno per tre mesi, periodo entro il quale ha consentito a tutti di riprendere l’attività.
In tutto questo un pezzo della pubblica amministrazione sembra invece aver lasciato da parte i professionisti, suoi collaboratori, non mettendoli nelle condizioni di riprendere l’attività, nemmeno in modo limitato.
La questione merita sicuramente un intervento sistemico e non può essere ʿtamponataʾ con un sussidio assistenziale che deve essere giustificato sulla base di fattori oggettivi e non di decisioni soggettive del professionista o del committente/datore di lavoro.
Per quanto riguarda le nostre possibilità di assistenza, infatti, abbiamo dato il sussidio per quarantena ai medici a cui sia stata ordinata dall’autorità, e che quindi in nessun caso avrebbero potuto svolgere attività professionale in quei giorni.
Non a caso l’articolo 5, comma 4, del Regolamento delle prestazioni assistenziali aggiuntive del Fondo della Libera Professione – Quota B dell’Enpam pone l’accento sull’azzeramento del reddito a causa di una ʿcostrizioneʾ subita dal medico come diretta conseguenza di un evento calamitoso.
Il blocco della medicina fiscale non impedisce in assoluto ai liberi professionisti di esercitare altre attività, sebbene il rapporto di lavoro preveda dei limiti. È anche per via di questa possibilità di avere alternative professionali che il sussidio assistenziale dell’Enpam non è ipotizzabile.
La richiesta di una soluzione per i medici fiscali, quindi, va indirizzata all’Istituto competente e va anche trovata nelle norme contrattuali di un accordo collettivo di lavoro che questa situazione dimostra come sempre più urgente.
Come ha ben rappresentato la Federazione nazionale degli Ordini (FNOMCeO) in una nota inviata di recente ai Ministeri competenti e all’Inps stesso, le criticità che hanno determinato l’attuale situazione dei medici fiscali di controllo risiedono, in ultima istanza, nella regolamentazione del rapporto che lega questa categoria all’Inps, e prevede incompatibilità che limitano l’esercizio di altre eventuali attività.
L’Enpam, in ogni caso, continuerà ad impegnarsi, per la parte di propria competenza per contribuire a completare il processo di riorganizzazione della medicina fiscale e di stabilizzazione del personale medico impegnato in questa funzione, con particolare riguardo all’inquadramento previdenziale.
Alberto Oliveti
Presidente Fondazione Enpam