Uno scossone per il 2015

di Alberto Oliveti, Presidente della Fondazione Enpam

FOTOeditoriale_sistemataPer la prima volta, quest’anno, il bilancio di previsione è stato accompagnato da una nota che prende le distanze dai continui attacchi all’autonomia della Fondazione. Il 2015 segna infatti una tappa importante: sono trascorsi vent’anni dalla privatizzazione delle Casse di previdenza dei professionisti.

Gli Enti, resi così autonomi, si assunsero l’onere di gestire in proprio, senza alcun finanziamento da parte dello Stato, la funzione costituzionale di garantire previdenza e assistenza alle loro categorie.

I brillanti risultati ottenuti in 20 anni di autonomia e tradottisi in un cospicuo patrimonio sembrano paradossalmente

essersi trasformati in un’insidia per un’intesa inizialmente così vantaggiosa per lo Stato e così onerosa per i medici e gli odontoiatri. La prova sotto gli occhi di tutti è il fatto che il patto di autonomia che lega gli Enti privati allo Stato ha da tempo cominciato ad incrinarsi, per volontà di un legislatore che, progressivamente e pervicacemente, è sembrato voler riportare le ormai appetitose Casse nell’alveo delle amministrazioni pubbliche.

Il suggerimento interessato agli Enti di previdenza, comparso negli ultimi mesi anche su quotidiani e giornali  specializzati, è di mettere le loro risorse a sostegno del Sistema Italia. Sul tema, la posizione della Fondazione è chiara e netta: le Casse private da sempre danno un grande e concreto aiuto al Paese, anche se sottaciuto e non contabilizzato, sottraendo lo Stato al rischio previdenziale.

La Fondazione intende comunque continuare a investire in tutte quelle aree che, pur avendo una redditività consona e accettabile con il proprio livello di rischio, abbiano anche ricadute dirette o indirette nei confronti degli iscritti. Per continuare a farlo, tuttavia, l’Enpam deve poter avere la garanzia che i termini del patto siglato con lo Stato non vengano ulteriormente e unilateralmente spostati a detrimento di medici e odontoiatri.

L’aumento della tassazione degli investimenti realizzati con il patrimonio (che è formato dai contributi versati dagli iscritti a garanzia delle loro pensioni), è solo l’ultima di una serie di pessime notizie.

Si è cominciato inserendoci nell’elenco Istat che stabilisce quali sono le amministrazioni da assoggettare a limiti e divieti, si è proseguito con l’inasprimento – solo per gli Enti privati – delle regole di sostenibilità.

Si è proceduto a incamerare i nostri risparmi (parlando bonariamente di ‘spending review’). Inoltre siamo stati sottoposti alla vigilanza di un’autorità, nata per regolare il mercato della previdenza di secondo pilastro, che si occupa di finanza ma non di lavoro né di adeguatezza delle pensioni.

Nonostante tutto, abbiamo continuato per la nostra strada aumentando la protezione del patrimonio, ispirandoci alle migliori pratiche internazionali; abbiamo irrobustito il sistema previdenziale facendo una riforma epocale e continuando a osservare da vicino le dinamiche del lavoro basandoci sulla concretezza delle scienze attuariali.

E abbiamo avviato il progetto Quadrifoglio per rispondere alle difficoltà che i nostri iscritti si trovano a dover affrontare nella quotidianità (accesso al credito agevolato, polizza integrativa per la salute la long term care, responsabilità civile professionale, previdenza complementare) oltre che nelle circostanze eccezionali.

Iniziative da completare nel 2015, se ce lo lasceranno fare.