Una farfalla sulle montagne africane

In Camerun, a Bamenda, un’associazione di medici volontari cura i pazienti affetti da patologie tiroidee. Tra gli obiettivi c’è quello di formare dottori in grado di operare da soli

SONY DSCNel primo viaggio in Camerun mi hanno portato a visitare i pazienti in alcuni ospedali, strutture che noi mai definiremmo così. Ricordo che attraversavo un corridoio e da una stanza si sentivano dei lamenti. Incuriosita mi sono affacciata e mi sono trovata in una grande camerata buia senza finestre, affollata di pazienti, uomini e donne, sdraiati su letti senza materasso. Erano malati terminali. Non mi persi d’animo e decisi che quello sarebbe stato il luogo dove avrei lavorato come medico volontario”. La testimonianza è di Paola Grilli (nella foto a sinistra).

La dottoressa Grilli si è specializzata in Chirurgia generale e in Endocrinologia. Professore associato presso l’università di Roma ‘Sapienza’, dopo anni di insegnamento ha deciso di dedicarsi al volontariato e così, insieme ad altri colleghi, ha costituito l’associazione no profit ‘Butterfly’. Il nome ‘farfalla’, è stato scelto per via della somiglianza tra la forma della tiroide e, appunto, una farfalla.

Tra i primi passi mossi dall’associazione c’è stato quello di individuare un progetto finalizzato alla cura dei pazienti con patologie tiroidee. La scelta è caduta sul Camerun, in particolare la città di Bamenda, dove queste malattie sono endemiche a causa dell’altitudine della zona (1.614 metri sul livello del mare), che comporta una carenza iodica. Oggi il progetto che prevede di monitorare con uno screening i 500 mila abitanti della cittadina è al secondo anno. In pratica, i volontari dell’associazione Butterfly visitano i pazienti e li sottopongono ad ecografia con la strumentazione portata dall’Italia.

A seconda dei casi poi, una parte dei pazienti viene trattata medicalmente e un’altra operata. Attualmente un gruppo di volontari è appena tornato dall’Africa mentre un secondo gruppo, di cui farà parte Grilli, partirà a fine aprile. “Va sottolineato – dice l’endocrinologa – che oltre alle cure offriamo un tutoraggio ai colleghi di Bamenda. Così facendo cerchiamo di renderli autonomi affinché alla nostra partenza, di fronte alla patologia tiroidea, i colleghi sappiano cosa fare”.

 

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