Un dentista alla vice presidenza del Senato

Ministro e nome di peso della politica italiana, Roberto Calderoli nasce odontoiatra in una famiglia che pratica l’odontoiatria da generazioni.

Eletto per la quarta volta vicepresidente del Senato pochi giorni fa, Calderoli ha continuato a lungo a svolgere la professione.

Un’attività a cui ha rinunciato solo per un incidente avvenuto quasi quattro anni fa.

“Stava salendo sull’aereo per andare a Roma – racconta Clara, sorella e collega – quando cadendo ha riportato la frattura di due dita della mano destra. Per un dentista è lo strumento di lavoro principale e lui da allora non si è più sentito sicuro. Non ha più voluto neanche tentare di rientrare in studio”.

Le passioni per l’odontoiatria e la politica non sono una prerogativa esclusiva della sua stretta cerchia. Il nonno, Guido Calderoli, si era laureato a Vienna nel 1921 e aveva fondato il Movimento autonomista bergamasco, le cui posizioni si erano meritate nel 1948 una pubblica reprimenda di Giovanni Guareschi dalle pagine del Candido.

Il nonno, Guido Calderoli, si era laureato a Vienna nel 1921 e aveva fondato il Movimento autonomista bergamasco

Dei suoi dieci figli, in quattro hanno aperto un proprio studio dentistico, così come hanno deciso di fare anche tre fratelli del senatore leghista. “Roberto si è specializzato in chirurgia maxillo-facciale, ha sempre avuto una predilezione per il lavoro in ospedale – prosegue Clara Calderoli – ma dopo la prima elezione nel 1994 lo ha dovuto abbandonare. Ha mantenuto solo una piccola clientela di affezionati, li chiamava ‘i miei vecchietti’, seguendoli in studio fino all’incidente”.

Di argomenti romani, invece, tra le mura domestiche il senatore non ha mai voluto parlare. “Guai se tocchiamo l’argomento, con noi la politica non esiste – conclude la sorella Clara – . La sera prima delle ultime elezioni mi ha detto di essere un po’ stanco per via della campagna elettorale, ma ha subito cambiato argomento. Abbiamo parlato di quello che gli piacerebbe fare quando andrà in pensione”.

Una scelta rimandata, almeno fino alla fine della 18esima legislatura.

Andrea Le Pera