Tre riforme fatte

pres 04Siamo alla fine dell’estate. Una stagione che quest’anno è cominciata con un anniversario: il 30 giugno sono passati vent’anni dal decreto che sancì la privatizzazione degli enti previdenziali dei professionisti. Noi siamo arrivati a quella ricorrenza approvando il nuovo Statuto e portando così a compimento l’ultima delle tre riforme che con l’attuale Consiglio di amministrazione ci eravamo proposti per il mandato 2010-2015.

Questo percorso ci rende orgogliosi: nel 2011 abbiamo cominciato riformando il modello di gestione del patrimonio, mettendolo in sicurezza. Nel 2012 abbiamo varato la riforma della previdenza, che ha dato 50 anni di sostenibilità al nostro sistema. Oggi, con un nuovo Statuto, diamo ai contribuenti un Ente in cui possano sentirsi ancora più rappresentati.

La distanza con vent’anni fa sembra enorme. In quel momento la previdenza pubblica viveva una situazione di grande crisi e generava debiti a carico della collettività. Ai professionisti fu proposto uno scambio: l’autonomia in cambio della rinuncia all’intervento dello Stato in caso di deficit. I medici e gli odontoiatri, come gli avvocati, i commercialisti e altri, si presero questa grande responsabilità per la propria specifica categoria. Ognuno avrebbe dovuto seminare il proprio campo, coltivarlo e raccogliere i frutti, sapendo che avrebbe dovuto far fronte, senza aiuti, anche alla grandine e agli eventuali periodi di siccità.

Raggiunti gli obiettivi prefissati al momento dell’autonomia e fatte le riforme, ci piacerebbe che la nostra Fondazione fosse riconosciuta una volta per tutte come privata

Archiviati i tempi della gestione pubblica deficitaria, oggi – da privata – la Fondazione Enpam ha un patrimonio di oltre 15 miliardi di euro. Ciò si traduce nella sicurezza, per gli iscritti, di poter ricevere la propria pensione anche in caso di crisi economica, sociale o professionale. Perfino nell’ipotesi assurda che la professione medica scomparisse e nelle casse dell’Enpam non entrasse più un solo centesimo, la Fondazione sarebbe comunque in grado di continuare a onorare i suoi obblighi per dodici anni. Ci si chieda, per capire cosa vuol dire, quanti hanno la tranquillità di poter continuare a pagare un affitto o un mutuo per un periodo così lungo nel caso venissero a mancare i propri introiti!

Due decenni dopo, dunque, abbiamo dimostrato di saper mantenere gli impegni assunti. Ma abbiamo imparato a nostre spese che, per lo Stato, Ente privatizzato fa rima con penalizzato. Basti pensare che mentre noi non abbiamo mai ricevuto alcunché dalle casse statali, l’erario si è sentito in diritto di prenderci ben più di un miliardo di euro in doppia tassazione, più di un decimo delle nostre riserve. E oggi invece di fare un passo indietro – come sarebbe logico considerando che la previdenza dei professionisti ha i conti in ordine mentre quella pubblica è ancora deficitaria – lo Stato non perde occasione per aumentare i vincoli nei nostri riguardi.

Adesso, raggiunti gli obiettivi prefissati al momento dell’autonomia e fatte le riforme che erano necessarie, ci piacerebbe invece che la nostra Fondazione fosse riconosciuta una volta per tutte come privata, che fa rima con emancipata.

 

di Alberto Oliveti
Presidente della Fondazione Enpam

Twitter: @FondazioneEnpam