Previdenza, assistenza, sicurezza

11219089423_c65f97a5d2_oTecnicamente l’Enpam si può definire al sicuro. Ce lo dicono i numeri e i fatti, cioè i conti del bilancio, i risultati degli investimenti e il buon corso dei processi, intesi sia come procedure operative interne sia come procedimenti che si svolgono nelle aule di giustizia. Siamo a tal punto convinti della nostra sicurezza che abbiamo voluto questa parola sotto al nostro nuovo logo.

Nel tanto che abbiamo fatto (qualcuno ci lusinga dicendo: “Mai così tanto”), c’é il nuovo Statuto, che tra l’altro ha inteso declinare il concetto di rappresentanza capillare degli iscritti prevedendo la presenza nell’Assemblea nazionale sia dei Presidenti di tutti gli Ordini, sia – qui è la novità – dei rappresentanti dei dentisti e dei contribuenti ai Fondi.

Il tanto che faremo ancora punterà a rinsaldare il patto generazionale. Poiché le giovani leve di medici e odontoiatri avranno meno in termini pensionistici rispetto alle generazioni precedenti, dovremo riequilibrare la situazione con una migliore assistenza alle criticità e maggiori servizi integrativi.

In una professione che sta registrando una crescente presenza femminile, stiamo riscrivendo anche il patto di genere affinché le donne possano godere di tutele per superare le differenze sul lavoro. O meglio, perché si possa arrivare all’“indifferenza” di genere, come ha sintetizzato recentemente una collega per dire che avremo raggiunto pienamente l’obiettivo quando sul futuro professionale dei medici il sesso sarà indifferente così come lo è, per esempio, il colore degli occhi.

Prima di tutto, infatti, viene il patto professionale, poiché la previdenza deve essere costruita negli anni della propria carriera attiva. Perciò Enpam per dare sicurezza agli iscritti deve tutelare il lavoro, senza dimenticare la qualità e l’accessibilità della formazione, che sono presupposti necessari per potersi inserire nella professione.

C’è bisogno anche di un patto con il Decisore, inteso nell’accezione ampia di legislatore, applicatore, regolatore, controllore, vigilante e influenzatore dell’opinione pubblica. Per farlo, appare indispensabile la sinergia con la Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri e con i corpi professionali di rappresentanza, il sindacato e le società scientifiche.

La Fondazione dovrà interfacciarsi con tutti i legittimi interlocutori istituzionali, in Italia e in Europa, sia a livello politico sia a livello tecnico, per ottenere regole certe e sperabilmente condivise. Chi scrive le regole del gioco infatti può cambiare l’esito di una partita in corso, anche quando il risultato sembra acquisito.

Noi medici e odontoiatri, che abbiamo conquistato la nostra sicurezza con un’autonoma riforma delle pensioni e della gestione del patrimonio, abbiamo ragione di rimanere all’erta. Guardandoci attorno i motivi di preoccupazione non mancano, anche nello stesso apprendere che quest’anno saremo in assoluto la prima cassa di previdenza italiana in termini di patrimonio gestito.

Se leggiamo il bilancio di previsione 2015 del SuperInps scopriamo un disavanzo finanziario di più di 6,5 miliardi di euro, a fronte di un patrimonio residuo – e in parte virtuale – che non arriva a 12 miliardi. Il tutto con un volume di prestazioni 200 volte superiore al nostro, lo scorso anno peraltro aumentato in maniera preoccupante, in una misura pari a quello che per l’Enpam è stato invece l’avanzo di bilancio.

In sostanza abbiamo più riserve del SuperInps voluto dal governo Monti, lo stesso esecutivo che ci impose di dimostrare una sostenibilità semisecolare e senza poter conteggiare il patrimonio. Un capitale che potrebbe non voglio dire esserci sottratto, ma per lo meno indirizzato nei percorsi di investimento, con tanti saluti alla nostra autonomia, che è la base su cui poggia la nostra sicurezza. Per noi parlano numeri e fatti, purtroppo anche per gli altri.