Mucha, oltre la barriera del visibile

Stanco delle pose accademiche, l’artista moravo sperimenta tecniche ipnotiche e indaga l’inconscio alla ricerca di un nuovo linguaggio espressivo

La sperimentazione ipnotica è alla base delle creazioni di Alphonse Mucha (1860-1939), artista moravo attualmente protagonista di una mostra monografica al complesso del Vittoriano. Stanco della rigidità delle pose accademiche, considerate artificiose e prevedibili, nel suo studio di Montparnasse ipnotizza le modelle per studiarne le reazioni, documentando il tutto tramite un apparecchio fotografico acquistato appositamente. Mucha sente l’arte come un bisogno spirituale. Influenzato anche dall’amico scrittore August Strindberg, appassionato occultista, ricerca la verità che si nasconde dietro il mondo materiale, è convinto che poteri invisibili guidino l’esistenza.

Significativo a tale proposito l’Autoritratto con doppia esposizione (1905), una fotografia che mostra un’immagine fantasmatica dell’artista durante uno dei suoi soggiorni negli Stati Uniti, come si fosse appena materializzata all’interno di un salotto newyorkese. Nella sua ansia di coniare un linguaggio nuovo, Mucha piega alle proprie esigenze lo strumento ipnotico, del quale si iniziavano allora a intuire le potenzialità terapeutiche. Non è un caso che, all’incirca negli stessi anni, Sigmund Freud tentasse di curare una sua paziente allentandone il controllo della coscienza proprio tramite l’ipnosi.

Abbandonerà in seguito questa strada per costruire l’edificio psicoanalitico. Siamo in un’epoca in cui si moltiplica l’interesse nei confronti di alcune patologie considerate tipicamente femminili, quali l’isteria e la catalessia. Mucha coglie queste suggestioni, si interessa all’esplorazione dell’inconscio, aspira infrangere la barriera che separa il visibile dall’invisibile. Da queste particolari alchimie nasce la donna di fine secolo, simbolo assoluto della Belle Epoque, dallo sguardo sognante e vagamente sonnambolico.

La sua sensualità è algida, il suo fascino misterioso, come fosse affetta da una sindrome catatonica. La donna creata da Mucha propone un erotismo accettabile proprio in quanto distante e inaccessibile, seppur estremamente accattivante. Il decorativismo dei suoi manifesti, le linee avviluppate, gli arabeschi floreali e le spirali infinite sembrano a loro volta agire in maniera ipnotica sullo sguardo dello spettatore. Siamo di fronte a un’arte dal grande potere comunicativo, anticipatrice per molti aspetti delle tecniche pubblicitarie della modernità.

SERIE DI QUATTRO PANNELLI DECORATIVI:

 

ALPHONSE MUCHA: 15 aprile – 11 settembre 2016 Complesso del Vittoriano – Roma. Orari: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30, Venerdì e sabato 9.30 – 22.00, Domenica 9.30 – 20.30. Biglietti: Intero € 13,00; Ridotto € 11,00. Catalogo: Skira www.ilvittoriano.com

Riccardo Cenci

@FondazioneEnpam