Medicina generale: anche i borsisti fatturano

Doctor with stethoscope writing at officeUna recente nota del ministero dice sì ai certificati a pagamento nell’ambito della sostituzione.

I borsisti del corso in medicina generale nel sostituire un medico di famiglia hanno facoltà di rilasciare i certificati a pagamento. A chiarirlo è stata una recente nota del ministero della Salute.

Con una comunicazione del 12 agosto scorso la Direzione generale delle professioni e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale ha specificato che,

poiché è compito del medico sostituto “garantire la continuità del servizio assicurato dal medico di famiglia titolare ai propri assistiti”, oltre a svolgere tutte le attività in convenzione compreso il rilascio di certificati gratuiti, rientra tra le sue facoltà anche quella di rilasciare certificati onerosi pagati quindi con tariffa libero professionale.

Quali attività fossero consentite al borsista e quali inibite era stato stabilito – da ultimo – da un decreto ministeriale del 2006. Il provvedimento ribadiva che al ricorrere di specifiche condizioni, i tirocinanti potevano effettuare “le sostituzioni a tempo determinato di medici di medicina generale convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, nonché le sostituzioni per le guardie mediche notturne, festive e turistiche”.

Lo stesso decreto confermava l’inibizione per ogni altra prestazione, anche quelle di carattere saltuario o temporaneo.

Il tema di quali attività possano essere cumulate con la borsa di studio in medicina generale è sempre stato caldo. Nel 2011 la Guardia di Finanza lanciò l’operazione Galeno contestando a centinaia di tirocinanti l’accusa di truffa ai danni dello Stato per aver esercitato attività professionali.

Dopo quasi tre anni, a marzo 2014, la Corte dei conti lombarda ha assolto due dei medici finiti nella rete di Galeno, stabilendo che “non esiste sviamento o deviazione della legge se la borsa di studio è stata erogata al medico in formazione quando questi l’ha effettivamente svolta seconda modalità e tempi previsti per il corso, anche nel caso in cui abbia svolto attività professionali ritenute incompatibili”.

“I colleghi finiti nelle maglie dell’operazione Galeno – dice Francesca Manzieri, coordinatrice regionale Fimmg Formazione Piemonte – cercavano di integrare in qualche modo la somma della borsa (800 euro nette circa). Un problema che persiste e che speravamo si potesse risolvere con l’approvazione dell’ultimo Patto della Salute. Nella prima bozza circolata, era presente un articolo che prevedeva l’introduzione di alcune attività professionalizzanti che avrebbero consentito ai borsisti di svolgere altre mansioni a pagamento. L’articolo è però scomparso dalla versione finale e la discussione è stata demandata all’apertura di un tavolo di riforma della Formazione medica”.

Marco Fantini

@FondazioneEnpam