L’Enpam copre la libera professione in divisa

Grazie all’appartenenza alla Fondazione i medici militari godono di aliquote previdenziali inferiori a quelle dell’Inps.

Da settembre novità anche per l’intramoenia

DSC_8594

di Alberto Oliveti, Presidente della Fondazione Enpam

(sintesi dell’intervento al convegno di Asiago)

Il nuovo codice di deontologia nel suo art.77 conferma il pieno inserimento della medicina militare all’interno della comunità medica. Credo si tratti di un ulteriore passo verso una piena integrazione che dal punto di vista professionale e previdenziale già c’è.DSC_8583

Infatti il codice dell’ordinamento militare del 2010 ha stabilito che i medici in divisa possono esercitare la libera professione e non sono soggetti alle limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni.

Per quest’anno attendiamo ulteriori novità, visto che entro il 30 settembre prossimo è prevista l’emanazione del decreto che permetterà di esercitare in intramoenia nelle strutture militari.

Ed è proprio in virtù dell’essere medici a tutto tondo che anche i medici militari sono inquadrati nell’Enpam con i suoi numerosi vantaggi. Basti pensare che per la parte di lavoro dipendente sono soggetti all’Inps, al quale versano, come contributo previdenziale, un terzo del proprio stipendio: una trattenuta che viene fatta alla fonte e che certamente è meno visibile dei bollettini Enpam ma che è in realtà molto più onerosa.

L’Enpam infatti copre tutte le attività che i medici militari svolgono parallelamente all’attività da dipendenti e garantisce loro assistenza e previdenza in cambio di contributi molto inferiori. Per esempio sull’attività libero professionale, e in futuro anche intramoenia, potranno scegliere di pagare un contributo del 2 per cento mentre, se l’Enpam non esistesse, dovrebbero pagare all’Inps il 22 per cento dei loro compensi.

Oggi la Fondazione Enpam sta inoltre lavorando a un potenziamento dell’assistenza non solo come risposta puntuale alle criticità individuali segnalate dal proprio Ordine di appartenenza, ma ad un progetto di supporto strategico alle difficoltà incontrate durante la vita professionale. Consideriamo che Enpam vive di contributi derivanti per maggior parte dal rapporto di lavoro dei suoi iscritti col Servizio sanitario nazionale.

Crediamo quindi che la questione della piena integrazione con la sanità militare debba estendersi anche al rapporto tra questa e il Ssn. Non solo declinata come operatività coordinata in tempo di pace per evitare inutili o costose duplicazioni, ma anche nell’approccio ai tre grandi problemi della Sanità italiana. Che sono l’esigenza di una corretta programmazione, lo sviluppo della ricerca medica e la promozione dei corretti stili di vita per i giovani, dato che sedentarietà, alcol, fumo ed eccesso alimentare, sono secondo l’Oms i principali fattori di patologia futura. Stili di vita che, volendo fare un parallelismo, sono anche in teorica antitesi con l’educazione comportamentale propria della disciplina militare.

@FondazioneEnpam