Le dottoresse del pattinaggio

Nella storia passata e nel futuro del pattinaggio artistico ci sono anche due camici bianchi del pordenonese

10446991_10204805824173103_5765181374893931006_nAl pattinaggio artistico pordenonese piace indossare il camice bianco. Le dottoresse Alda Presotto (vedi foto gallery) e Melissa Comin De Candido (nella foto a lato) sono il passato e il presente del mondo dei pattini a rotelle.

“Ero la migliore nel pordenonese – dice Presotto –. Sono arrivata in categoria nazionale azzurri, ho pattinato con gente che faceva i mondiali. Eravamo un gruppo forte in quegli anni a Pordenone”.

Oggi Presotto è pediatra a Pordenone, ma dal 1961 al 1975, allenata da Vittorino Sebenico, commissario tecnico della nazionale di pattinaggio artistico a rotelle tra gli anni Sessanta e Settanta, riconosciuto il migliore a livello europeo e mondiale, ha vinto quattordici titoli regionali. “Era una persona autoritaria ma capace – dice Presotto – gridava a non finire come un domatore con i leoni, ma cominciò a farmi ottenere buoni risultati”.

Con Sebenico, a dieci anni, Presotto provava gli ‘obbligatori’, oggi disciplina di gara, che lui stesso aveva inventato. Per i non addetti ai lavori, gli ‘obbligatori’ sono una specialità singola del pattinaggio.

Stando su un piede solo e tenendo il busto dritto e le braccia tese bisogna scorrere il pattino sulla riga tracciata a terra, senza uscire dal disegno. Oggi si eseguono anche nel pattinaggio sul ghiaccio. “Lui era un disegnatore – dice Presotto – insegnava all’istituto tecnico. Disegnava tre cerchi sulla pista e me li faceva provare. Mi diceva: “Dimmi qual è il più facile e il più difficile”.10495828_10204542070902168_2114344554835726684_o

Con una voce che tradisce ancora una forte emozione Presotto parla del suo maestro, ricordando che proprio lui ha voluto che il suo nome fosse tra quelli dei personaggi ricordati nel volume ‘Skating’, un libro che ripercorre la storia del pattinaggio artistico a rotelle nel pordenonese, pubblicato solo pochi mesi dopo la sua scomparsa. “Ci sono anche io in quel libro perché lo ha voluto il maestro – dice Presotto – non mi ha dimenticata”.

Anche la sua prima insegnante di pattinaggio, a cinque anni, aveva già previsto per lei un futuro da campionessa, ma per arrivare così tanto sul podio chissà quante volte è caduta e si è rialzata.

Il pattinaggio è stato per me una lezione di vita. Quando si cade in un salto difficile ci si rialza e con grinta si riparte più velocemente.

La determinazione non è mancata neanche a Melissa Comin De Candido, campionessa mondiale di ‘coppia danza’ sui pattini a rotelle che a febbraio scorso ha superato l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo. Pattina da quando aveva sei anni, a otto ha cominciato a gareggiare in coppia.

“Fin da piccolina volevo fare il medico, prima il dentista, poi il pediatra. Certo non è stato facile ma il tempo per fare tutto l’ho trovato. In certi momenti, quando vedevo i miei coetanei che andavano avanti mi sono anche chiesta chi me l’avesse fatto fare. Se avessi scelto una facoltà più semplice avrei finito prima”.

Ma in questi anni non le è mai mancato il conforto della sua famiglia, degli amici del pattinaggio, dell’allenatrice. Loro l’hanno aiutata a credere sempre in se stessa e andare avanti per la sua strada. Sui pattini, in coppia con i suoi partner ha conquistato sei titoli mondiali seniores, tre titoli mondiali consecutivi in questa specialità. Forse, però, diventare medico è il traguardo che le ha regalato il titolo più importante. “Il pattinaggio è bello, bellissimo – dice la neodottoressa – però non ti dà da vivere. Per me studiare medicina è stato un modo per prepararmi un futuro”.

Il pattinaggio è bellissimo però non ti dà da vivere. Studiare medicina è stato un modo per prepararmi un futuro.

In attesa del concorso per la formazione specifica in medicina generale farà qualche sostituzione, qualche guardia medica e intanto continuerà a far girare le rotelle dei suoi pattini in pista insieme al suo partner. Per Alda Presotto invece, la carriera portiva si è interrotta con l’inizio dell’università. L’abbandono delle gare non ha però significato un taglio con il pattinaggio.

Dopo la pubblicazione del libro ‘Skating’ le hanno proposto di tenere un corso per pattinatori e un corso da giudice. “Ma – dice la dottoressa – il lavoro in ambulatorio non mi lascia tempo. Ormai mi sono messa il cuore in pace. Finché non andrò in pensione l’unica cosa che posso fare è l’assistenza alle gare. Quindi faccio il medico dei bambini pattinatori. In fondo costo meno di un’ambulanza”.

di Laura Petri

@Fondazione Enpam

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