La sicurezza del futuro

di Alberto Oliveti, Presidente della Fondazione Enpam

EDIl compito della Fondazione Enpam è di garantire la massima sicurezza possibile al futuro dei medici e degli odontoiatri italiani. Un obiettivo che si raggiunge dando certezza alle pensioni e creando prospettive di lavoro. Un concetto, la sicurezza, che abbiamo messo per iscritto sotto al nuovo logo, accanto alle classiche parole previdenza e assistenza, tanto siamo convinti della sua importanza.

Come noto, nel 2012 abbiamo riformato la nostra previdenza per rendere l’Enpam sostenibile a oltre mezzo secolo. Oggi le pensioni, rese certe dalla sostenibilità dimostrata, le possiamo anche vedere materialmente grazie alla busta arancione. Sul sito della Fondazione, infatti, ogni medico e odontoiatra può visualizzare in tempo reale quale sarà l’importo del suo assegno futuro. E se l’automatismo della proiezione informatica non basta si può ricorrere alla consulenza di un funzionario Enpam in carne e ossa, con il quale si può parlare in Fondazione o, a distanza, in collegamento video dalle sedi degli Ordini provinciali. Migliorare l’intesa con gli Ordini dei medici e degli odontoiatri è infatti un altro nostro obiettivo. E non ci fermiamo qui.

Mentre la macchina Enpam si mette in moto con questi nuovi servizi, il Consiglio di amministrazione ha già prenotato il prossimo tagliando, per dimostrare che il sistema previdenziale dei medici e degli odontoiatri è sostenibile nel lungo periodo. A certificarlo saranno un attuario indipendente e gli esperti dei ministeri vigilanti, che riesamineranno l’andamento delle nostre pensioni come richiede la legge, cioè ogni tre anni. Sicurezza è anche stare attenti al lavoro e alle prospettive dei giovani, che scontano un pesante deficit di programmazione nazionale e una formazione più teorica che pratica.

Oggi, in particolare, sono tanti i colleghi che vanno all’estero: un fenomeno che però sarebbe fuorviante e dannoso definire semplicisticamente come fuga di cervelli. ‘Cervelli’ si diventa anche con l’andare, che rappresenta nel confronto un arricchimento e una contaminazione culturale. Demonizzarla significherebbe non capire il corso della storia e fare come gli operai che all’inizio del XIX secolo distruggevano i macchinari delle fabbriche perché portavano via loro il lavoro. Il nostro campo non è ovviamente l’industria, ma deve essere quello della ricerca.

Come in un sistema di vasi comunicanti, è normale e positivo che nell’attuale Europa senza frontiere le nostre intelligenze vengano attratte altrove per fare esperienza e confrontarsi. Il fenomeno diventa negativo nel momento in cui non ci sono le condizioni per tornare e mettere a frutto a casa le proprie competenze e le proprie idee.

Che cosa possiamo fare? Guardiamo allo sport. Se un Paese volesse diffondere il tennis, per esempio, avrebbe bisogno soprattutto di due cose: almeno un campione nazionale e tanti campi da gioco. Ecco, noi nella ricerca i campioni nazionali siamo convinti di averli già. Tanto che dietro a tantissimi brevetti sviluppati all’estero, che fanno la fortuna delle multinazionali, ci sono spesso le menti e le mani di italiani talentuosi. A mancare, nel nostro Paese, sono invece i campi dove i ricercatori possano ‘giocare’. Vogliamo attrarre le idee perché le scintille del pensiero scientifico possono contribuire alla sostenibilità del nostro welfare.

Per questo la Fondazione Enpam ha già stanziato 150 milioni di euro da investire nella ricerca in Italia. Ciò che vogliamo fare ora è costruire una rete di supporto e di collegamento che consenta ai medici e agli odontoiatri di dare il meglio di sé qui come all’estero. La sicurezza del futuro pensiamo si costruisca anche così.

Ciò che vogliamo fare ora è costruire una rete di supporto e di collegamento che consenta ai medici e agli odontoiatri di dare il meglio di sé qui come all’estero