Il sacerdote con la vocazione per la medicina

Al posto del camice ha vestito l’abito talare, ma accanto alla vocazione religiosa è rimasta viva anche quella da medico.

Alberto Debbi, 43 enne di Salvaterra, in provincia di Reggio Emilia – don Alberto dallo scorso 15 dicembre – ha scelto una vita in salita. Prima con la passione per l’alpinismo, che definisce “una via di salita interiore”.

Quindi con la laurea in medicina e la successiva specializzazione in Pneumologia. Infine, a carriera avviata e con progetti di matrimonio, il professionista allora 36 enne si è sentito chiamato a guardare ancora verso l’alto.

“Sentivo che c’era un’altra persona a cui rendere conto” spiega il sacerdote-medico, che adesso è viceparroco dell’unità pastorale di Correggio.

“Vestire il camice – racconta don Alberto – mi ha insegnato molte cose di me e della natura umana. Misurarmi con la fragilità, la malattia e la morte mi ha fatto capire che ci sono domande cui la medicina non può rispondere. Le risposte vanno cercare altrove”.

Dopo la laurea in Medicina a Modena, con una tesi in anatomia patologica incentrata sulla tubercolosi, Alberto Debbi è diventato medico nel 2002. Nel 2005 si è quindi specializzato in Malattie dell’apparato respiratorio, sempre al Policlinico di Modena e sempre con uno studio sulla tubercolosi. Da allora la carriera è iniziata con sei mesi di servizio in Medicina all’ospedale di Scandiano e altri otto al pronto soccorso di Castelnovo ne’ Monti, prima di iniziare a lavorare a Sassuolo.

Un percorso che nel settembre 2012 ha cambiato radicalmente direzione. “Ho deciso di entrare in seminario – spiega il religioso – e un anno dopo ho firmato il licenziamento al reparto di in Pneumologia dell’ospedale di Sassuolo”. Una scelta dolorosa per il giovane specialista, che aveva abbracciato la disciplina medica per dedicare il proprio talento al prossimo.

 “Il passo più difficile – sono le parole di don Alberto – è stato lasciare la mia fidanzata, anche se fortunatamente ha compreso la mia scelta. Anche la medicina mi manca molto, ma sentivo che il mio progetto era un altro e non potevo più sfuggire alla chiamata”.

Don Alberto non ha tuttavia deciso di abbandonare completamente la sua professione. “Sono ancora iscritto all’Ordine dei medici – precisa il viceparroco – e volendo potrei riprendere a esercitare, anche se per farlo dovrei restare costantemente aggiornato”. Con l’intenzione, spiega, di mettere anche la medicina al servizio della sua nuova missione.

Antioco Fois