Il mondo visto dall’occhio (imperfetto) di Claude Monet

Il pittore che inventò l’Impressionismo soffriva di sclerosi nucleare al punto da non riuscire a distinguere più i colori. E l’intervento a cui si sottopose cambiò per sempre la percezione della realtà che lo circondava, aprendo la strada a un modo completamente diverso di raccontarla.

A volte non è facile capire quanto una condizione patologica influisca sull’opera di un artista. È il caso di Claude Monet, affetto in tarda età da sclerosi nucleare, cioè da quella opacità del cristallino comunemente detta cataratta. In numerose lettere il pittore lamenta un deterioramento visivo che spegne la luminosità cromatica. A un certo punto Monet è obbligato a basarsi sulle etichette dei colori che usa, in quanto non riesce più a riconoscerli.

Un handicap notevole per colui che Cézanne definisce: “… un occhio ma, buon Dio, che occhio”. Con il peggiorare della situazione si sottopone a un intervento chirurgico, dopo il quale la sua percezione dei colori muta. Eppure la limitazione fisica sembra liberare l’istinto e l’immaginazione di Monet, favorendo un percorso rivoluzionario che non abbandonerà più fino alla morte, che lo coglie nel 1926. La realtà instabile e cangiante delle sue ultime magnifiche Ninfee apre definitivamente la porta alla modernità.

Ribelle nei confronti delle convenzioni, sin dagli esordi l’artista concepisce la pittura come un impegno totale. Instancabile Monet, quando si aggira lungo le scogliere di Étretat in Normandia. Un giorno è talmente preso dall’estasi creativa da non accorgersi della marea crescente, alla quale sfugge a fatica. Affascinato dai treni quali simboli di progresso, chiede il permesso di lavorare all’interno della stazione Saint-Lazare di Parigi, raffigurandone in numerose tele lo spazio invaso dal fumo.

Nel periodo londinese tratteggia paesaggi impalpabili e irreali, dominati dalla nebbia. Coltiva l’abitudine di scegliere un soggetto, che sia un covone di paglia o una cattedrale, indagandolo nelle diverse ore del giorno per cogliere le variazioni atmosferiche. Nel rifugio di Giverny, il cui giardino diviene soggetto privilegiato della sua opera, trascorre quasi metà della sua esistenza. Resa possibile dall’accordo siglato fra la GAM di Torino, il gruppo Skira e il Musée d’Orsay, la mostra allestita nel capoluogo piemontese aspira a illustrare la personalità di Monet non solo quale padre dell’Impressionismo, ma anche come punto di riferimento per le avanguardie novecentesche.

MONET

Dalle collezioni del Musée D’Orsay GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino Dal 2 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016 Orari: dal martedì alla domenica 10.00 – 19.30, chiuso il lunedì. Biglietti: intero € 12,00 ridotto € 9,00 Catalogo: Skira www.mostramonet.it

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Riccardo Cenci

@FondazioneEnpam