Il futuro del lavoro, rischi e opportunità

La quarta rivoluzione industriale è più uno tsunami o un’opportunità? Molto dipende da come viene affrontata e da quali sono gli strumenti e le competenze con cui i lavoratori del domani stanno andandole incontro.

Gli effetti di Industry 4.0 sul lavoro dei liberi professionisti (e non solo) sono stati al centro del pomeriggio di lavori organizzato martedì 12 luglio da Confassociazioni con il titolo “Lavori 4.0. Quali scenari, quali prospettive”.  Professionisti, politici, esponenti del mondo dell’impresa e sindacalisti si sono confrontati sulle scelte e sulle prospettive che i cambiamenti tecnologici imporranno nei prossimi anni, aiutati dalla riflessione conclusiva del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Un merito da assegnare a Industria 4.0 “è quello di aver prodotto un effetto deflagrazione in un Paese che continuava a guardare solo alla crisi e al passato e che ora è quasi costretto a guardare al futuro”.  Questo il commento del ministro secondo il quale i processi di transizione nel lavoro “vanno gestiti senza farsi venire troppi mal di testa”. “Evitiamo di infilarci in previsioni catastrofiche – ha detto Poletti – razionalmente sappiamo che le dinamiche di cambiamento non saranno fenomeni occasionali, ma sappiamo anche che le imprese che hanno innovato hanno aumentato il numero degli occupati, mentre quelle che non l’hanno fatto stanno chiudendo”.

Più preoccupato si è mostrato invece Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni che parlando di  Industria 4.0 l’ha definita come una rivoluzione che investirà economia, finanza, società. “Noi non vogliamo essere quelli che stanno in attesa dello tsunami mentre prendiamo il sole sulla spiaggia. Nei prossimi 10 anni sono a rischio 10 milioni di posti di lavoro, il tempo per intervenire c’è ma se non investiamo adesso non arriveremo mai a domani”.

Dare per scontato che in futuro ci saranno milioni di disoccupati a causa dell’innovazione tecnologica “è sbagliato, prima bisogna ragionare su quello che sta succedendo oggi, con un terzo dei giovani che sono già senza lavoro”, ha fatto notare il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Secondo Camusso, una delle poche certezze è che in questa rivoluzione industriale “non ci sarà una fase di assestamento, la tecnologia impara dalla tecnologia e il tema è il cambiamento continuo”.

Tiziano Treu, presidente del Cnel, ha lanciato un invito a non farsi travolgere dalla confusione. “Bisogna tornare a parlare della persona, perché il rapporto tra i nativi digitali e le macchine, questa interdipendenza, rischia di sviluppare una questione di relazioni individuali e individualistiche”, ha detto.

Maria Chiara Furlo

@FondazioneEnpam