Il collega che inventò l’auto

Carro scala 1-8Fu Guido da Vigevano, medico e genio poliedrico a ideare più di 700 anni fa il primo carro in grado di muoversi autonomamente. Un medico concittadino quest’anno ne ha realizzato il progetto

Dettaglio carro scala 1-8Un medico scopre che il primo progetto per un’automobile è opera di un collega e concittadino vissuto nel medioevo e per omaggiarne il genio 700 anni dopo realizza un modellino in scala con la collaborazione delle università di
Torino, Milano e Pavia. L’impresa è di Serafino Bona, medico di famiglia specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, che a maggio ha presentato al pubblico i risultati di  tre anni di ricerche e studi su Guido da Vigevano, medico nato nel 1280 nella cittadina del pavese.

“Tutto è nato – racconta Bona – quando lessi per caso una notizia curiosa che si riferiva a un testo di ingegneria in inglese del 1975, in cui si affermava che la prima automobile della storia era quella ideata dal medico Guido da Vigevano.

Ingranaggi carro scala 1-8Mi incuriosirono la combinazione del luogo e della professione – spiega – così ho iniziato un lavoro durato tre anni, sviluppato con molta calma per consentirmi comunque la prosecuzione della professione e del rapporto con i miei pazienti.” Ma chi era Guido da Vigevano?

Non si hanno dati certi prima del 1302 si pensa comunque che dovrebbe essere nato intorno al 1280 ed aver compiuto gli studi a Pavia o a Bologna. Fu successivamente colpito da scomunica nel 1323 essendo invischiato come ghibellino nella contesa tra papato e impero. Guido viaggiò molto sia per motivi politici sia per conoscenze e amicizie, fino a diventare medico personale  della Regina di Francia Giovanna di Borgogna, moglie del Re Filippo VI di Valois.

Come nacque il progetto del carro lo spiega il concittadino dottor Bona: “Dopo la caduta di San Giovanni d’Acri nel 1291, ultimo baluardo della presenza occidentale in Palestina, tra i regnanti d’Europa fiorirono una miriade di progetti per la riconquista della Terra Santa. Nonostante la scomunica, Guido continuò l’attività praticando la dissezione dei cadaveri arrivando a comporre alcune opere letterarie fondamentali. In una di queste il suo ingegno non si fermò alla medicina: nel Texaurus, scritto nel 1335, troviamo una sezione dedicata alla descrizione di macchine e strumenti da guerra pensati per combattere delle nuove crociate in Terra Santa”.

Nelle intenzioni dell’ideatore il carro da guerra doveva consentire alle truppe crociate di presentarsi nella battaglia contro i musulmani con un mezzo capace di incutere timore e sgomento perché in grado di muoversi autonoma mente. “L’idea fu di costruire un carro che si sarebbe mosso utilizzando la forza del vento grazie a una specie di mulino collocato su di esso, un asse sterzante posteriore e un timone per comando – spiega Bona –. Guido immaginava che sarebbe stato l’Egitto il luogo in cui sbarcare per la riconquista della Terra Santa, una regione contraddistinta da lunghe distese sabbiose battute da forti venti provenienti dal deserto”.

progettoAndò a finire che le crociate non si fecero più. Ma nacque comunque l’idea di un veicolo in grado di muoversi da solo, senza l’intervento di forza muscolare animale o umana. Il veicolo, 700 anni dopo, l’ha oggi realizzato Serafino Bona che con il progetto ‘The first car’ promosso dalla sua onlus Ducali-A, è riuscito a coinvolgere docenti e studenti di tre poli universitari di prestigio quali l’Università degli Studi di Pavia, il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino.

Di carri ne sono stati costruiti alcuni modelli in varie scale, acquisendo man mano le conoscenze per la risoluzione dei problemi manifestatisi nella scala precedente e implementati con le indicazioni emerse dagli studi universitari.

Bona VigevanoSull’argomento sono state realizzate undici tesi di laurea: otto in ingegneria meccanica presso il polo universitario di Pavia del Politecnico di Milano, una tesi triennale della Prima facoltà di ingegneria e due elaborati di tesi magistrale presso il Politecnico di Torino. Inoltre professor Genta, autore del già citato saggio del 1975, ha proposto di realizzare un modello in scala ridotta da donare al museo dell’Auto di Torino, che ha una sezione sui progenitori dell’automobile.

In fondo il genio è fantasia e intuizione, anche se sulla velocità di esecuzione si è dovuto aspettare qualche secolo.

di Gian Piero Ventura Mazzuca

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