I robot non ruberanno il lavoro

In Italia il 45 per cento dei lavoratori potrebbero essere completamente sostituiti da macchine.

Lo rivela uno studio europeo, che offre però una prospettiva ottimistica sul futuro.

Il rapporto Esde 2018 sull’occupazione e gli sviluppi sociali in Europa si concentra sul caso della Germania.

Nell’arco di poco più di vent’anni il numero dei robot utilizzati nelle linee di produzione tedesche è aumentato del 214 per cento e ha comportato la perdita del 7 per cento dei posti di lavoro nell’industria.

In parallelo però i posti di lavoro nel settore dei servizi sono aumentati del 35 per cento, poiché è aumentata l’esigenza di lavoratori in grado di gestire questi robot o comunque di sfruttare le nuove potenzialità offerte dalle innovazioni introdotte.

Lo studio è stato presentato a Roma da Loukas Stemitsiotis, della direzione generale Lavoro, affari sociali e inclusione della Commissione Ue, nell’ambito di un incontro organizzato dall’associazione degli enti di previdenza privati (Adepp) e dall’Inapp, l’ente pubblico di ricerca che analizza le politiche pubbliche.

La robotizzazione impatta fortemente su tutte le categorie professionali, ha detto il presidente dell’Adepp Alberto Oliveti, che ha sottolineato anche il collegamento tra demografia e innovazione tecnologica.

“È evidente che le forze lavoro meno giovani hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambiamento – ha detto Oliveti –. È evidente che una dinamizzazione del ricambio generazionale rende la forza lavoro più flessibile, più adattabile a nuove skills che permettano una maggiore efficacia lavorativa.”

Secondo lo studio europeo, l’aumento della robotizzazione sta portando a una crescita della produttività. Allo stesso tempo un aumento della produttività è necessario a causa del progressivo invecchiamento della popolazione che sta investendo soprattutto l’Europa, facendo diminuire drasticamente il numero di persone in età da lavoro.

(Gd)

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