I ‘medici di base’ anticipano il nuovo governo

“Chi va più dal medico di base? Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”. Con queste parole il sottosegretario uscente Giancarlo Giorgetti ha scosso la categoria il 23 agosto scorso, in piena crisi di governo, intervenendo al meeting di Rimini.

Nessuno poteva immaginare che la polemica sui ‘medici di base’ contenesse un’anticipazione sulla compagine e sulle idee in materia di sanità del nuovo esecutivo.

L’ormai quasi ex sottosegretario leghista stava infatti rispondendo proprio a Roberto Speranza, futuro ministro della Salute, che poco prima aveva detto: “Vorrei un governo di svolta sulla questione sociale, ci sono ancora troppe diseguaglianze. Nessuno ne parla ma nei prossimi 5 anni vanno in pensione 45mila medici di medicina generale. Tra un po’ se non mettiamo soldi nella sanità pubblica funzionerà che chi ha i soldi si potrà permettere di curarsi come vuole, chi non ce l’ha avrà una sanità sempre più decadente.

 

Questa, poi la risposta di Giorgetti: “Caro Speranza, è vero, mancheranno 45mila medici di base nei prossimi 5 anni, ma chi va più dal medico di base? Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma quelli che hanno meno di 50 anni vanno su Internet, si fanno auto-prescrizioni, cercano lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”.

 

Numerose le reazioni della categoria: “Vorremmo sperare che il de profundis di Giorgetti sul medico di famiglia al Meeting di Rimini sia solo un’affermazione mal riuscita. E non il prologo di un percorso strategico. Ne va della salute degli italiani”: questo il commento espresso dal presidente dell’Enpam Alberto Oliveti.

Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, aveva risposto dati alla mano: “La realtà fotografata da un’indagine del Censis presentata lo scorso novembre in occasione dei 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale è ben diversa – continua Anelli – : l’87,1 per cento degli italiani dichiara di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90 per cento tra gli over 65), che è tra l’altro la fonte principale delle risposte a domande di salute (si rivolge a lui il 72,3 per cento degli italiani)”.

 

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