I medici del vino

Tra corsia e filari di vite si intrecciano professione medica e mestiere del vignaiolo. In molte parti d’Italia e zone di denominazione si possono trovare medici che hanno deciso di dedicarsi alla terra e curare il processo di trasformazione dell’uva, mettendo a frutto le conoscenze scientifiche per diventare produttori di vino.

Tra loro c’è chi ha dismesso il camice bianco e chi invece continua ad alternare l’attività medica a quella del settore vitivinicolo. Oltre all’amore per il vino, un altro elemento accomuna i medici vignaioli: la ferma convinzione che il buon vino faccia bene al fisico e allo spirito, a patto che sia consumato in quantità limitate.

Psyco e il vino come bilancia della vita

Dall’ambulatorio alla cantina Saverio Luzzi, neurologo e neurofisiopatologo, non cambia metodo. “Anche in vigna – commenta lo specialista e titolare di Villa la Ripa, ad Antria nell’Aretino – utilizzo un approccio di diagnosi e terapia”.

Per il professionista che continua ad esercitare da privato, il compito del vignaiolo è una sorta di metafora della medicina, “la bilancia della mia vita – assicura – che fa da contrappeso a una professione bellissima, ma pesante come quella medica”.

I prodotti che ne sono nati, tra Sangiovese e Syrah, afferma con orgoglio Luzzi, “vincono continuamente premi in concorsi internazionali” e vanno dal paradiso polinesiano perduto ‘Tiratari’ a ‘Psyco’, un rosso alla Norman Bates.

Insieme nella medicina e nel calice

Ha portato avanti la passione di più di un secolo, Andrea Ledda, 71enne specialista in Andrologia e Urologia, che vent’anni fa ha dato nuova vita alla cantina che porta il nome della moglie ginecologa, Angelica Bottari.

Dopo 18 anni di clinica all’Università di Chieti, 25 all’ospedale del capoluogo abruzzese e una carriera da accademico a L’Aquila, Ledda concilia il camice bianco alla tenuta da campagna. “C’è una similitudine tra le due attività – commenta l’andrologo – perché i vigneti si ammalano come le persone e vanno trattati come pazienti”.

La metodologia della Cantina Bottari di Vasto è della cura a basso impatto, con modiche quantità di rame e zolfo, lieviti naturali e niente solfiti, per vini biologici e biodinamici che nel 2015 hanno conquistato il premio per il miglior Montepulciano al Vinitaly.

Dal Belgio con amore

Per amore e per passione, Jan De Bruyne ha lasciato il Belgio e la vita da medico per stabilirsi nelle Langhe con la moglie italiana, la marchesa Paola Invrea, e seguire la produzione della tenuta ‘Le Cecche’ a Diano D’Alba.

Lo specialista in reumatologia, fisioterapia e riabilitazione, laureato in medicina ad Anversa e con alle spalle 12 anni di ospedale universitario, ha rilevato nel 2001 la cascina e i terreni, restaurando la proprietà e rigenerando i vigneti di barbera, nebbiolo, merlot e un vecchio quadrante di uva dolcetto.

“Pochi anni dopo – racconta – dopo essere stati citati dalle guide dell’Espresso e del Gambero Rosso abbiamo deciso di fare sul serio”, portando via via la produzione alle 40 mila bottiglie.

Vignaioli col camice nell’armadio

Nicola Marrano e Marianna Noia hanno deciso, invece, di investire quell’eredità di conoscenza e passione delle loro famiglie e riporre il camice bianco nell’armadio.

Dalla corsia del Sant’Orsola di Bologna, dopo 13 anni di ospedale, nel 2012 Marrano ha preferito alla chirurgia generale la professione di produttore di vino nell’azienda ‘Fratta Minore’ di Castel San Pietro Terme, nella provincia della città delle due torri.

Un’avventura portata avanti assieme alla moglie, medico che esercitava alla Fondazione Ant.

I sei ettari di vigna producono, tra l’altro, sangiovese superiore riserva, albana e un grechetto vinificato in metodo classico, tutto all’insegna “dell’utilizzo minimo di prodotti artificiali”.

Anche se la professione è cambiata il know how è rimasto quello del medico che, assicurano, ha dato loro una base essenziale di preparazione teorica di biologia, chimica e fisica, indispensabile per i processi di vinificazione e affinamento.

Io, medico del vino

Si definisce ‘medico del vino’, Natale Braile, presidente del consorzio ‘Terre di Cosenza’ e titolare dell’azienda ‘Vignaioli del Pollino’ a Castrovillari, nel Cosentino.

Braile nel 2000, dopo la laurea in medicina alla Federico II di Napoli, ha deciso di mettere a disposizione le proprie competenze non in reparto ma nell’arte di famiglia.

Da allora le sue cure sono rivolte ai 70 ettari dell’azienda che tratta vitigni autoctoni, come la Lacrima di Castrovillari, e produce mezzo milione di bottiglie l’anno. Nel suo curriculum ora figura l’inserimento del ‘Pollino Ceraso’ nella guida ‘Berebene’ del Gambero Rosso.

Antioco Fois