Dal collegio al telegiornale, la ‘ribelle’ cresciuta all’Onaosi

Silvia Mauro, giornalista e volto tv: “Il collegio è stato il debutto nella vita. La mia forza? L’educazione morale”

La luce rossa si accende e sai di essere in onda. Silvia Mauro quella spia davanti alla telecamera l’ha vista migliaia di volte. Aveva nove anni, invece, quando ha sentito che la sua infanzia era al termine e si andava in diretta “nella vita reale, dove gli aspetti tragici si legano a quelli comici”.

“Mi accadde quando entrai all’Onaosi, col mio bagaglio di dolore”, racconta la ex convittrice. Orfana di padre, giovane e stimato medico legale, “morto 34enne nel ’61, per una malattia che aveva trascurato”. Prima di quattro figli, che saranno tutti accolti dall’ente di assistenza, Silvia ha una madre appena 28enne.

Quando per lei si aprono le porte del collegio di Sant’Anna a Perugia, affidata alle cure delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, “ero più curiosa che spaventata. Ricordo – racconta – che la prima notte dormii mano nella mano con mia sorella Lilly, per farci compagnia. Eravamo sradicate dai nostri affetti, ma credo non ancora del tutto consapevoli della gravità della nostra situazione”.

Gli sforzi di religiose e istitutrici, le visite della madre e della nonna paterna non bastavano a togliere del tutto quella patina di austerità al convitto. “Dormitori infiniti, che sembravano corsie di ospedale, orari per spegnere le luci e tanti divieti, come quello di parlare a tavola per cena”. E poi gli esercizi spirituali con le suore “severe e occhiute”, la divisa blu col colletto bianco che cedeva appena quanto basta alla lusinga del colore di una cravatta scozzese.

I ricordi di Silvia tratteggiano un ambiente severo ma non dispotico, osservante senza essere bigotto, rigoroso ma mai irragionevole. A capo di quel sistema, di quella sorta di famiglia ausiliaria, madre Maria Escalar. “Una donna terribile e severissima. Ma formidabile per la sua cultura di pedagogista. Da mia insegnante – continua a ricordare la ex collegiale – mi aiutò a scoprire la passione per la scrittura e quindi per il giornalismo”.

Un ambiente che sapeva anche essere moderno, forse inaspettatamente, “dove imparammo la tutela e la cura della nostra dignità di donne. Non hanno mai tentato di inculcarci, nonostante i tempi, l’idea di sposarci e fare le casalinghe in un rapporto di subordinazione al marito”.

Solo così lo spirito ribelle della giovane Silvia è potuto convivere con quel sottofondo di regole e divieti. “Arrivai anche a un passo dal farmi espellere – ricorda con una punta di ironia goliardica – quando per una serie di circostanze sfortunate venni scoperta a fare ‘salina’ a scuola, come si diceva a Perugia. Ma a parte quell’episodio, in me prevaleva il senso di responsabilità che, da primogenita, ho sempre sentito forte”.

“Il collegio – prosegue la ex allieva – non era fatto solo di divieti. Potevamo andare a teatro o ascoltare Carlo Martello e Bocca di rosa, canzoni ‘rivoluzionarie’ e dissacranti di De Andrè. Madre Maria poi ci portava in gita, anche all’estero”.

E poi l’aneddoto che non ti aspetti. Sul finire degli anni ’60 il convitto organizza una crociera in Spagna, nei luoghi sacri cari all’ordine delle monache che gestiscono il collegio. Ma causa maltempo la “Gentile da Fabriano” deve cambiare rotta. La nave fa tappa a Siracusa e Malta, e le collegiali passano il viaggio a prendere il sole in bikini sul ponte della nave, sorvegliate dalle suore in vacanza.

“Ecco, l’Onaosi non era poi così terribile. Avevamo tutto quello che una madre giovane e impegnata non poteva darci. Fu poi con l’andare del tempo che prendemmo coscienza di essere diverse, di avere un vuoto nella nostra famiglia”.

Con le altre collegiali accomunate dallo stesso dramma, le ‘santannine’, “imparammo ‘sorellanza’ e complicità, nello stesso luogo dove abbiamo conosciuto l’assistenza e la disciplina”.

Con buona probabilità ci si ricorderà di Silvia in conduzione prima al Tg di Telemontecarlo, dove è stata pioniera della tv privata in Italia, e poi su La7. Sui suoi profili social foto con personalità di spicco, da Camilleri ad Arafat. Nei suoi racconti, interviste memorabili, come quella a Fellini per ricordare il suo Oscar.

Femminista e madre single, Silvia racconta di aver affrontato la vita con quel patrimonio “di preparazione morale raccolto all’Onaosi, che è stato la mia forza”. E con la consapevolezza di avere acquisito una nuova famiglia.

Restano le amicizie, i compagni di convitto e di scuola, diventati i riferimenti di una vita. “Sono rimasta in contatto anche con madre Maria. A distanza di anni le ho potuto confessare di come orchestrai con successo un finto malore generale per far saltare la scuola a tutte le convittrici. Mi ha fulminato con quel suo sguardo. A 91 anni è rimasto sempre lo stesso”.

Antioco Fois