Corte dei Conti, per Inps un buco da 7 miliardi

L’Inps ha chiuso il 2017 con un bilancio negativo per 6,984 miliardi di euro, in peggioramento rispetto ai -6,2 miliardi dell’anno precedente.

Il dato è stato confermato dall’ultima relazione della Corte dei Conti sulla gestione dell’ente previdenziale pubblico, che ha sottolineato inoltre una forte disparità tra alcune gestioni in equilibrio e altre in forte passivo.

Il documento, pubblicato a fine 2018, ribadisce la necessità per l’Inps di trasferimenti a carico del bilancio dello Stato.

Il risultato economico negativo del 2017 ha infatti avuto come conseguenza l’ erosione del patrimonio netto dell’ente pubblico, sceso a un passivo di 6,9 miliardi di euro a fronte di un attivo di 78 milioni del 2016.

Per la seconda volta dal 2012, l’anno dell’incorporazione dell’Inpdap (il disastrato ente dei dipendenti pubblici), il patrimonio dell’Inps finisce in territorio negativo.

L’Inps disponeva di oltre 40 miliardi di patrimonio nel 2011, ma oggi  le perdite l’hanno del tutto prosciugato: un segno tangibile del profondo squilibrio finanziario dell’ente che governa i flussi di pensione.

A causare il buco nel bilancio è soprattutto il divario insanabile tra contributi incassati dall’Inps e pensioni da pagare, con alcune gestioni pensionistiche che appesantiscono ulteriormente un istituto in grado a malapena di reggere il loro peso.

Non tutte le categorie di lavoratori incidono nella stessa  maniera.

La più pesante è l’ex Inpdap, che paga le pensioni dei lavoratori pubblici: è stata incorporata nell’Inps nel 2012, e ha portato a un deficit di 9 miliardi e 260 milioni tra entrate contributive e prestazioni erogate.

Dopo gli statali, in passivo ci sono gli artigiani, con un deficit di 5 miliardi e mezzo, gli agricoltori, in passivo di poco più di 3 miliardi, e i commercianti al quarto posto con un bilancio negativo per 2 miliardi di euro.

A compensare questi numeri preoccupanti ci sono solo  alcune piccole gestioni sostenibili: la cassa dei lavoratori dello spettacolo, che è in attivo di 267 milioni di euro, e quella dei lavoratori dipendenti privati, che fa segnare 2,7 miliardi di attivi.

La più lucrosa, con oltre 5 miliardi di attivo, è invece quella dei parasubordinati, in cui i contribuenti sono in numero decisamente superiore ai pochissimi pensionati.

C’è quindi uno squilibrio mai sanato e che durerà ancora per lunghi anni tra i contributi che l’Inps incassa e le pensioni da pagare.

I trasferimenti da parte dello Stato alla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (Gias) sono stati pari nel 2016 a 107,374 md si attestano nel 2017 su 110,150 md, con un aumento di 2,776 md.

La condizione peggiore è che le perdite si cumuleranno anche nei prossimi anni a ritmi tra gli 8 e i 12 miliardi. Con la conseguenza che nel 2023 il passivo patrimoniale dell’Inps arriverà a oltre 56 miliardi di euro.

Claudio Testuzza