Atlante2, facciamo chiarezza

Gli enti previdenziali privati hanno approvato una delibera per sostenere il sistema Paese in un momento di crisi per le banche. Ma ai Cda delle Casse servono certezze su possibilità e redditività dell’investimento prima di esprimersi su Atlante2. La lettera del presidente di Enpam, Alberto Oliveti, agli iscritti

olivetiCari colleghi, i media hanno dedicato ampio spazio alla vicenda di Atlante2 e all’eventualità di una partecipazione all’iniziativa da parte degli enti previdenziali privati. La posizione dell’Enpam, limpida e trasparente sin dall’inizio, è stata condivisa con gli organi di amministrazione e controllo della Fondazione e con i vertici delle altre Casse. Un’ampia informativa è stata quindi data ai componenti dell’Assemblea nazionale Enpam e ai sindacati di categoria.

Considero doveroso da parte mia rivolgermi a voi per comunicarvi quanto è accaduto e le ragioni che hanno guidato le nostre scelte. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, insieme al ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, e al sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, hanno convocato il Presidente e i vice Presidenti di Adepp lo
scorso 21 luglio. Durante l’incontro è stato chiesto l’impegno a sostenere il sistema Italia dal potenziale rischio bancario legato
ai crediti deteriorati (NPL), specie del Monte dei Paschi di Siena, tramite un investimento di 500 milioni di euro.

In quell’occasione, in qualità di presidente di Adepp, mi sono impegnato a convocare il prima possibile l’assemblea dell’Associazione e ho chiesto una circolare ministeriale che autorizzasse eventualmente questa tipologia di investimento, insieme a un comunicato politico di supporto. Su questi punti ho ricevuto la disponibilità di Renzi. Di tutto ciò ho dato comunicazione venerdì 22 luglio nel corso del Cda Enpam, durante il quale abbiamo sostanzialmente condiviso di continuare la trattativa politica.

Lunedì 25 luglio l’assemblea di Adepp ha adottato una delibera di sostegno e di impegno politico all’iniziativa. Risulta evidente un’assenza: nella delibera non è specificato né l’ammontare né la tempistica dell’investimento. Sarebbe stato impossibile, per una questione di metodo e una di merito. Dal punto di vista metodologico, infatti, non avremmo potuto procedere senza un’indicazione ministeriale che, nel ribadire la nostra natura privata, ci avesse esplicitamente autorizzato a fare quel tipo di operazione, qualificando i crediti deteriorati come un investimento a sostegno del Paese.

Solo a quel punto saremmo potuti passare a una valutazione di merito, in cui i tecnici analizzando i dati dei business plan (a che prezzo comprare e cosa) avrebbero valutato gli indici di redditività di un’eventuale partecipazione. All’inizio di agosto, nonostante gli impegni presi, non avevamo ricevuto alcuna autorizzazione metodologica. E i tecnici Enpam ci dicono che ai valori di acquisto comunicati per via breve non può esistere un’aspettativa di redditività.

È nostro dovere istituzionale procedere solo a investimenti che abbiano un rapporto tra rischio e rendimento atteso coerente con un profilo prudente e protettivo del capitale impiegato, nella consapevolezza però che se il mondo del lavoro va in difficoltà, è lo stesso flusso di contributi ad andare in crisi. Per cui riteniamo corretto procedere anche a valutazioni di sistema e di professione.

Nel momento in cui scrivo sono mancate le condizioni per tradurre in atti pratici la nostra disponibilità dichiarata ad ascoltare le difficoltà del Paese, e di conseguenza non è stato convocato un Cda straordinario della Fondazione Enpam. Da parte nostra resta vigile l’attenzione verso lo stato di salute del sistema in cui prestano la propria opera i nostri iscritti, ma rimaniamo fermi nella nostra convinzione: non possiamo fare investimenti a fondo perduto perché nessun padre di famiglia assennato ne farebbe.

Cari saluti,
Alberto Oliveti

La delibera Adepp

L’assemblea dell’Adepp sottolinea l’importanza di investire a sostegno del sistema Paese nel quale i professionisti operano e valuta con la massima attenzione l’investimento in Atlante2. Considerata la priorità del ruolo dei cda, del rispetto delle asset allocation e delle procedure nelle proprie politiche di investimento, nell’attesa di ricevere le proposte tecniche per le necessarie valutazioni sui rischi e sul rendimentononché le formali direttive da parte dei ministeri vigilanti in materia di investimenti
DELIBERA
di sostenere l’iniziativa Atlante2.

In breve

Cos’è Atlante2?
Un fondo che acquisterà dei crediti deteriorati (in inglese: Non Performing Loans, NPL).
Cosa sono gli NPL?
Soldi che una banca ha prestato a privati o a imprese che non li stanno rimborsando. Per riavere i soldi prestati occorre fare attività di recupero crediti ed eventualmente mettere in vendita i beni che sono stati messi in garanzia.
I soldi usati per acquistare in NPL tornano indietro?
Si tratta di un investimento: chi compra NPL punta anche a ottenere un profitto. Non è necessario ottenere indietro tutti i soldi che la banca aveva prestato originariamente, basta che l’importo recuperato sia superiore al prezzo pagato per acquistare il credito. Ad esempio: se la banca ha concesso un prestito di 1.000 e compro il credito per 300, se ne recupero 400 vuol dire che alla fine ho riavuto i soldi investiti e in più ho guadagnato 100.