Altro che bocce

Un chirurgo di Sesto San Giovanni si è appassionato al curling e oggi guida la sua ‘equipe’ sul ghiaccio. Fermezza, precisione, concentrazione sono indispensabili

Entusiasmo allo stato puro. È quello che trasmette Alberto Caniatti, chirurgo in pensione di Sesto San Giovanni, quando parla del curling. “Non è come giocare a bocce come dicono in tanti. Piuttosto – dice – è uno sport impegnativo dal punto di vista intellettuale.Una volta un giocatore mi disse di aver scelto il curling perché gli piaceva la matematica”.


ALLENAMENTO DI CURLING AL PALAZZO DEL GHIACCIO, PALASESTO A SESTO SAN GIOVANNI
Caniatti riconosce che la sua professione di chirurgo lo ha aiutato in questo sport.

Ma è anche convinto che il curling lo abbia aiutato a far bene il suo lavoro: “Nel curling bisogna saper coniugare fermezza, precisione, concentrazione, proprio come davanti a un tavolo operatorio.

Alla precisione del gioco delle bocce – dice – si unisce la mentalità strategica degli scacchi e lo studio dell’effetto da dare allo ‘stone’, la pietra lanciata sulla pista di ghiaccio”.

“Nel curling bisogna saper coniugare fermezza, precisione, concentrazione, proprio come davanti a un tavolo operatorio”

Il chirurgo lombardo è sempre stato uno sportivo. Maratone, sci, arrampicate estreme sui ghiacciai.Alberto%20patric%203
Oggi è in pensione, ha messo da parte bisturi e mascherina, ma non ha certo infilato le pantofole.

Oltre a giocare lui stesso a curling, da più di dieci anni è il dirigente e tecnico del Jass Curling club di Sesto San Giovanni. “La società oggi conta venti atleti.

Ha una squadra esclusivamente maschile che milita in serie C. Tra i soci però ci sono anche sei donne, brave e simpatiche – dice Caniatti -.
Con tutti quanti ci si incontra sulla pista ghiacciata armati di scopa, stone e scarpe da ghiaccio una, due volte alla settimana”.ALLENAMENTO DI CURLING AL PALAZZO DEL GHIACCIO, PALASESTO A SESTO SAN GIOVANNI

I club italiani di curling sono tutti al nord. La società più a sud è quella di Ancona. “Eppure – dice Caniatti – basterebbe poco per creare club in ogni palazzo del ghiaccio”.

Ogni squadra ha quattro giocatori e ognuno ha un ruolo ben preciso. A dirigere le operazioni di gioco c’è lo skip, che stabilisce la strategia da seguire e dà indicazioni ai compagni.
Oltre a buona capacità strategica deve avere tranquillità interiore e buona capacità di aggregare il gruppo”. Nel curling c’è grande fair play – dice Caniatti –. All’inizio di ogni gara si augura buon gioco e alla fine ci si scambia la mano e si va tutti a bere. Paga chi vince.

È il nostro ‘terzo tempo’ come per i rugbisti”.

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Da Sesto San Giovanni Caniatti lancia un invito: “Non dite che giochiamo a bocce. Prima di esprimere giudizi, provate!”.

di Laura Petri

@FondazioneEnpam