A ognuno la sua responsabilità

Il presidente Cao nazionale (nella foto in basso) esprime preoccupazione per l’ennesima iniziativa di istituire università estere in Italia. “È necessario un intervento politico”  

18756156383_24bf7f9a6f_o (1)Il tentativo di istituire corsi di laurea in medicina e farmacia, professioni sanitarie di una università rumena, presso l’università Kore di Enna ha acceso i riflettori sull’intento, sempre più scoperto, della cattiva politica e di privati alla ricerca del profitto di inserirsi nell’ambito della formazione universitaria. Nella sua diffida il Miur ha correttamente enunciato che l’istituzione di università e dei relativi corsi deve seguire un percorso giuridico e amministrativo preciso derivante dall’applicazione della legge.

Mi preoccupa però l’inciso del ministro Giannini che, sulla vicenda, boccia la forma ma rinvia a un’eventuale valutazione successiva alla presentazione delle relative richieste che la Kore presenterà nel rispetto dell’iter. No! Non ci siamo. Troppo spesso si cerca di superare il quadro normativo utilizzando spazi collegati ad accordi privatistici fra università italiane e straniere (diversi i tentativi posti in atto, uno riuscito al momento) creando aspettative negli studenti che non sono riusciti a superare le prove d’accesso per accedere alle università italiane.

Il Ministero e la politica dovrebbero decidersi ad aprire le porte al cosiddetto diritto allo studio eliminando il valore legale della laurea e lasciando ai cultori della materia il diritto di acculturarsi. Serve una riforma seria dell’esame di abilitazione a numero definito che rispetti i fabbisogni espressi dal SSN e SSR e soddisfi gli interessi oggi in campo. Altrimenti, si lucra sulle ansie di famiglie e giovani, sulle loro aspettative e opportunità di successo. Risulta particolarmente odioso che di queste iniziative beneficiano gli studenti che possono pagare onerose quote di iscrizione non alla portata di altri colleghi, magari più meritevoli.

Occorre fare chiarezza una volta per tutte: o si difende, con la dovuta energia, il criterio del numero programmato per l’accesso alle professioni sanitarie o, paradossalmente, si elimina dal nostro contesto normativo, contribuendo però a creare in futuro, un’enorme sacca di disoccupazione e/o di sottoccupazione. Non dimentichiamo l’altra criticità certificata. I corsi di laurea non sono tutti strutturati e qualificati per formare al meglio i nostri futuri medici. (Anvur dove sei?) Dopo le opportune verifiche i corsi risultati inadempienti dovranno essere chiusi.

A programmazione numerica invariata, quindi non limitandone gli accessi, si privilegino i corsi di laurea seri investendo le poche energie, anche economiche, in progetti che preparino al meglio i professionisti che garantiranno una buona sanità in futuro. Il quadro attuale presenta: miopia politica, strabismo delle professioni con chiari interessi di cattedratici e rincorsa alla istituzione di università ‘sotto casa’ a prescindere da capacità strutturali e corpi docenti per lo più inesistenti (come nel caso dell’università fantasma di Salerno).

Non è più il tempo di tattiche dilatorie e attendistiche; occorre che altri soggetti, come hanno fatto i rappresentanti confluiti negli Stati Generali dell’Odontoiatria, si assumano la responsabilità di decidere sapendo che le loro scelte influiranno sul futuro dei nostri giovani e, più ancora, sulla tutela della salute dei nostri cittadini.

Giuseppe Renzo*

*Presidente CAO

@FondazioneEnpam