Dalle pillole digitali per monitorare le terapie alla telepatologia
Come migliorare il monitoraggio dell’aderenza terapeutica del paziente, e dunque il rispetto delle indicazioni mediche su tempi, dosi e frequenza di assunzione del farmaco prescritto? Negli ultimi anni si sta sviluppando un sistema di pillole digitali, “Digital pill system” (Dps), capaci di misurare questo parametro fondamentale per la gestione di numerose patologie. Il mancato rispetto dell’aderenza terapeutica, infatti, può contribuire all’aumento della mortalità e della morbilità in diverse condizioni come l’epatite C, il trapianto di organi, la tubercolosi, le malattie neurologiche, cardiovascolari e molte altre ancora. Si stima che un’aderenza non ottimale si verifichi in almeno il 50 per cento di chi assume farmaci per malattie croniche.
PILLOLE DIGITALI
Le pillole digitali sono delle vere e proprie capsule con involucro di gelatina. Al loro interno, oltre al trattamento da somministrare, c’è un emettitore di radiofrequenze, la cui attività può essere monitorata da un dispositivo esterno (che può essere indossabile). Una volta ingerita, la pillola viene esposta agli ioni di cloruro presenti a livello gastrico che eccitano l’emettitore di radiofrequenze. Il dispositivo esterno riceve il segnale e conserva i dati in un cloud, in modo da renderli consultabili.
Studi sulle Dps hanno mostrato come queste possano non solo favorire l’aderenza terapeutica (soprattutto nel campo della salute mentale), ma anche determinare un miglioramento degli esiti biologici, costituire un supporto fondamentale nelle condizioni in cui il ricovero possa essere compromesso dalle caratteristiche comportamentali del paziente. Ora la sfida è rendere le pillole più accessibili. Ulteriori approfondimenti su questo tema sono disponibili in questo articolo sul portale Tech2Doc.
PATOLOGIA A DISTANZA
Non solo pillole, però: un’altra pratica che la tecnologia sta mettendo a disposizione in campo sanitario è quella della “telepatologia”, ossia la pratica della patologia a distanza. Una distanza – dai pochi metri a migliaia di chilometri – che viene colmata grazie a un sistema di telecomunicazione. Oggi è possibile trasformare i classici vetrini con preparati cito-istologici, tradizionalmente visti al microscopio, in immagini digitali, visibili al computer. È possibile analizzare queste immagini a diversi ingrandimenti, e mettere a fuoco le zone di interesse. Esattamente come avviene con i microscopi tradizionali.
Negli ultimi anni la telepatologia è stata applicata in diversi ambiti come interpretazione a distanza per la diagnosi primaria (telediagnosi), richiesta di parere, seconde opinioni o consultazioni (teleconsulto), ricerca ed educazione, gruppi multidisciplinari o nella sperimentazione clinica. In Italia la telepatologia ha mostrato vantaggi significativi sia per l’ottimizzazione dell’attività di reparto sia in termini di resa diagnostica per i pazienti, con particolare ai malati oncologici. Ne parla diffusamente questo articolo, che racconta le esperienze in questo campo dell’Alto Adige e dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania.
Claudia Torrisi