TESTAMENTO DI VITA

In molti paesi (tra questi gli Stati Uniti, l'Olanda, l'Inghilterra) si ricorre da circa un decennio ai cosiddetti testamenti di vita, o living will, o direttive avanzate.
Con questi termini, si intendono quelle volontà espresse in vita da un soggetto competente riguardo alle scelte terapeutiche ed assistenziali che lo riguarderanno nella fase terminale della propria vita.
In un certo senso, può essere considerato un consenso informato anticipato.
Nelle case di riposo americane, al momento dell' ingresso, il paziente ha la possibilità di esprimere il proprio parere circa le pratiche di rianimazione (Do Not Resuscitate Order), il ricorso all' ospedalizzazione (Do Not Hospitalize Order), il ricorso a pratiche mediche straordinarie, come interventi chirurgici, dialisi, trasfusioni, ma anche piuttosto ordinarie, come la nutrizione e l' idratazione artificiale, l' uso di antibiotici, ecc.
Tutto questo si basa sul principio di autodeterminazione che accorda ad ogni uomo il diritto di poter disporre della propria vita, così come della propria morte.
Vi sono però alcuni limiti in queste predisposizioni:

  1. la living will ci indica quello che l' individuo pensava nel passato. Poiché queste decisioni non possono più essere modificate una volta che la malattia è in fase avanzata, di fatto si traducono in una limitazione della libertà. E' esperienza comune che le persone cambino idea nel corso della loro vita, e ancora che le persone si attacchino ancora di più alla vita nel momento di una grave malattia.
  2. Molti termini comunemente usati nei testamenti di vita sono estremamente ambigui, non sono termini legalmente validi, ma parole nebulose, interpretabili in modo non univoco e quindi potenzialmente pericolose.
    Ad esempio, per nutrizione con mezzi artificiali si potrebbe intendere l' uso del sondino naso-gastrico, ma estremizzando, anche del cucchiaino! Quando si parla di condizioni terminali indicando quindi la probabilità di una morte imminente senza nessun altro parametro esplicitato, questa può riferirsi ad uno spazio temporale di ore, o di giorni, o di mesi, o di anni...
  3. I testamenti di vita prevedono che il soggetto possa indicare una persona di riferimento che prenda decisioni al suo posto.
    Anche questo provvedimento presenta dei limiti: infatti una persona affettivamente legata potrebbe avere motivazioni più o meno consce che possono rendere poco oggettive o irrazionali le scelte.
    In particolare è stato notata una certa preferenza verso il proprio medico.
    Questo ultimo dato deve far riflettere: se tante persone riconoscono i limiti della loro capacità di autodeterminazione (nonché di quella dei loro familiari) al punto di designare un tecnico (il proprio medico) come punto di riferimento, forse una modalità alternativa ai testamenti di vita può risiedere proprio in una buona relazione medico-paziente.
    Il medico deve approfondire il senso delle sue scelte terapeutiche, per cercare di assicurare ai pazienti un reale beneficio medico, nel rispetto della dignità umana.