Una via per il medico che disse no al duce

Nel quartiere di Primavalle, a Roma, presto via Arturo Donaggio non esisterà più. La memoria del neuropsichiatra redattore del Manifesto fascista della razza, sarà rimpiazzata da quella di Mario Carrara, medico legale passato alla storia come uno dei pochissimi docenti universitari che si rifiutò di aderire al Fascismo.

Lo ha deciso la giunta capitolina che ha approvato una delibera per rimuovere dalla toponomastica cittadina i nomi dei firmatari del manifesto pubblicato il 14 luglio 1938, Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari.

Al loro posto, oltre a Carrara, anche Nella Mortara, fisica che lavorava nell’istituto di Enrico Fermi, ed Enrica Calabresi, docente di Entomologia agraria, di origine ebraica, vittima dell’Olocausto.

 “Il cambio sarà effettivo solo al termine dell’iter amministrativo” ha detto la sindaca, Virginia Raggi, che si è detta “orgogliosa” del processo di partecipativo portato avanti con gli studenti e i cittadini dei Municipi IX e XIV.

ALLIEVO DI LOMBROSO

Mario Carrara era nato a Guastalla (Reggio Emilia) nel 1866 e si laureò a Bologna nel 1889. Assistente di Cesare Lombroso, Carrara ne ereditò la cattedra di antropologia criminale e medicina legale a Torino.

Scrive di lui l’enciclopedia Treccani: “Profondamente influenzato dalla dottrina del proprio maestro, il C. introdusse il metodo antropologico nella metodologia medico-legale: tale impostazione lo portò ad abbandonare le regole classiche e i rigidi schematismi delle perizie e dei giudizi medico-legali e a ricercare nel concorso e nella sequenza dei vari fattori umani, ambientali, costituzionali la spiegazione dei fatti osservati”.

Nel novembre 1931 fu esonerato dall’insegnamento in seguito al rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo reso obbligatorio per tutti i professori universitari, e dovette quindi dedicarsi alla pratica professionale.

Morì a Torino il 10 giugno 1937.