Terremoto in Nepal, una dottoressa italiana era lì

Una pneumologa prestata all’alpinismo. Annalisa Fioretti si è laureata in medicina a Milano e nel 2003 è arrivata in Nepal come ricercatore presso la Piramide del Cnr. da allora in poi una serie di scalate. Poi ad aprile un sisma devastante

FB_IMG_1431283879363È il 25 aprile di quest’anno. Annalisa Fioretti (nella foto a lato nel corso di una visita), pneumologo con la passione per l’alpinismo, si trova in Nepal per scalare il Lhotse, montagna gemella dell’Everest. Al campo base, manca poco a mezzogiorno, nulla fa presagire che un luogo dall’aspetto paradisiaco si stia trasformando in un inferno.

Improvvisamente, infatti, la terra inizia a tremare sotto i piedi. Sembra di stare su una giostra, ma la realtà è ben diversa: si tratta di un terremoto che gli strumenti classificheranno di magnitudo 7,9 della scala Richter. E il peggio deve ancora venire: una valanga si stacca da una vicina montagna, viaggia a circa 300 chilometri orari e sulla sua strada trova il campo base che in quel momento ospita un migliaio di persone.

Ero in tenda quando la valanga ci ha investito. Molti di quelli che erano all’esterno sono stati spazzati via. Alla fine i morti sono stati 71, mentre il numero di feriti non siamo mai riusciti a quantificarlo

E il fatto non sorprende se si considera che nell’immediato ad affrontare questa maxi emergenza sono stati due soli medici, Fioretti e un suo collega canadese. “In un attimo sono passata da alpinista a medico delle emergenze, il lavoro che avevo svolto in Italia per un anno in un pronto soccorso”. Annalisa Fioretti sta vivendo un’esperienza al limite: deve decidere chi soccorrere per primo, il brutto tempo impedisce agli elicotteri di raggiungere quei luoghi e davanti a sé ha ancora solo quattro ore di luce per operare.

“Il primo che ho soccorso – ricorda – aveva la testa aperta, faceva impressione solo a vederlo. Una giapponese, invece, aveva il bacino rotto e una gamba completamente ruotata: le abbiamo riportato la gamba in asse dopo averla trattata con un anestetico. Purtroppo, nonostante gli sforzi, sono venuta poi a sapere che la donna non ce l’aveva fatta. A distanza di tempo – confessa la dottoressa – queste immagini cruente mi tornano ancora nella memoria quando non riesco a dormire”.

Il giorno dopo la catastrofe il tempo fortunatamente è migliorato consentendo agli elicotteri di trasportare via tutti, a partire dai feriti. Il terremoto ha devastato il Nepal portandosi via la vita di migliaia e migliaia di persone. In quei tragici frangenti la dottoressa Fioretti è riuscita a raggiungere la capitale Katmandu. Di lì un’organizzazione umanitaria con la quale collabora, Friends of Nepal, l’ha indirizzata in villaggi limitrofi per organizzare un piccolo ospedale itinerante.

“Questo periodo – racconta Fioretti – è durato una settimana nel corso della quale siamo riusciti a visitare circa mille persone. Abbiamo cercato di fare il massimo in situazioni di lavoro particolarmente difficili. Eravamo in condizioni igieniche che è un eufemismo definire critiche, mangiavamo e bevevamo poco: a me si era chiuso lo stomaco. In questo breve arco di tempo ho perso cinque chili di peso. Poi sono rientrata in Italia”.

A distanza di tempo alla dottoressa Fioretti di quell’esperienza rimane soprattutto la compostezza di un po polo: “Frequento il Nepal da dodici anni e posso dire che quelle popolazioni hanno un modo di approcciare alla vita molto diverso dal nostro: ho incontrato tante famiglie che avevano perso molti dei loro cari nel terremoto e i sopravvissuti erano lì che ti sorridevano. Questo atteggiamento mi ha dato la forza per andare avanti collaborando con la Roby Piantoni Onlus (www.robypiantoni.it) che sviluppa progetti di solidarietà per queste popolazioni. Ho in mente di tornare presto in Nepal – conclude Fioretti. Lì c’è ancora molto da fare”.

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Carlo Ciocci

@FondazioneEnpam