Specializzandi autonomi, via libera in Lombardia

Saranno circa 2mila i medici specializzandi del quarto e quinto anno che inizieranno progressivamente a prestare servizio autonomo negli ospedali lombardi.

Ad annunciare la misura pensata per far fronte alla carenza di medici il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera.

Un’ “autonomia” arrivata dopo due anni, un’impugnativa dell’ex governo Gentiloni e la vittoria della Regione davanti alla Corte Costituzionale.

“La delibera adottata dalla giunta – ha spiegato Fontana – dimostra ancora una volta il perché la Regione Lombardia insiste nella richiesta dell’autonomia. Vogliamo essere liberi di fare delle scelte che siano utili per rispondere meglio ai bisogni dei nostri territori e dei nostri cittadini, ma anche al resto del Paese, visto che già altre Regioni hanno espresso la volontà di seguire la strada da noi segnata”.

“Uno dei grossi problemi nei nostri ospedali – ha aggiunto Gallera – è la mancanza di personale. Con questa delibera, la Lombardia dà una prima risposta concreta, fornendo alle strutture sanitarie che fanno parte della rete formativa indirizzi per la progressiva assunzione di autonomia operativa e decisionale dei medici specializzandi”.

Rimarcando che “il percorso di introduzione alla professione sarà graduale e non andrà a discapito dell’assunzione dei nuovi medici”.

La Lombardia è la prima regione in Italia ad introdurre questa possibilità che, fra le altre cose, è a costo zero per i cittadini, in quanto gli specializzandi già ricevono una borsa di studio. Alla borsa verrà affiancata una copertura assicurativa a carico della Regione.

L’ANAAO CHIEDE L’ASSUNZIONE

L’Anaao Assomed Lombardia chiede garanzie, invitando la Regione a “farsi parte diligente per assumere gli specializzandi del quarto e quinto anno in modo da vederli davvero operare negli ospedali come medici ‘quasi’ specialisti e non solo come medici in formazione specialistica”.

“L’autonomia di cui parla il presidente Fontana – chiosa il sindacato dei medici – è altra cosa rispetto alla semplice declinazione di una legge nazionale: si pensi piuttosto a un percorso condiviso e certo di revisione della rete d’offerta, in modo da aumentare ulteriormente la sicurezza delle cure e le reali esigenze degli utenti e di una medicina in continuo cambiamento”.

 Valentina Conti