Sanità sempre più digitale ma i pazienti scelgono il medico

Gli investimenti nella sanità digitale crescono, i camici bianchi utilizzano sempre più le tecnologie a disposizione, ma quando si tratta di salute i cittadini continuano a preferire il contatto umano col medico.

Questi alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano che ha analizzato non solo le spese, ma soprattutto i comportamenti digitali di medici e cittadini.

Spesa + 7 per cento

Secondo l’indagine, nel 2018 la spesa complessiva per la sanità digitale è cresciuta del 7 per cento, raggiungendo un valore di 1,39 miliardi di euro e rafforzando il trend di crescita iniziato l’anno precedente.

A sostenerne la quota più rilevante sono le strutture sanitarie, con investimenti per 970 milioni di euro (+9 per cento rispetto al 2017), ma anche i medici di medicina generale non scherzano e di milioni ne spendono 75,5 (+4 per cento), pari in media a 1.606 euro ciascuno.

WhatsApp per 6 MMG su 10

Gli strumenti digitali che più entrano a far parte della quotidianità dei medici sono quelli utilizzati per comunicare con i propri pazienti.

L’85 per cento dei medici di medicina generale e l’81 per cento dei medici specialisti – dice lo studio – utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, mentre WhatsApp è usato da più di 6 medici di medicina generale su 10 e dal 57 per cento degli specialisti per fissare o spostare appuntamenti e per condividere documenti o informazioni cliniche.

Per quanto riguarda i pazienti, meno di un cittadino su cinque usa la mail o WhatsApp per comunicare col proprio medico, solo il 23 per cento prenota online una visita specialistica e appena il 19 per cento effettua il pagamento sul web.

Cittadini digitali, ma al web preferiscono il medico

L’uso di Internet e degli strumenti digitali fra i cittadini italiani per reperire informazioni e accedere ai servizi sanitari è in aumento rispetto alla scorsa edizione della ricerca, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, ma il canale fisico è ancora quello privilegiato dalla maggior parte della popolazione.

Un sondaggio condotto dall’Osservatorio in collaborazione con Doxapharma su un campione di mille cittadini rivela che oltre un terzo delle persone che avvertono sintomi di qualche tipo cerca sul web informazioni generiche sulla salute.

Chi invece non ha utilizzato i canali digitali, è perché dichiara di preferire il contatto fisico personale con il proprio medico (67 per cento) o perché ammette di non saperli utilizzare (19 per cento).

Il contatto umano, poi, risulta molto rilevante anche nella scelta dello specialista a cui affidarsi: i cittadini considerano il parere del medico di medicina generale fondamentale per sapere a chi rivolgersi (il 43 per cento lo indica come canale molto rilevante), seguito dal parere di parenti e amici.

Le informazioni trovate sui siti istituzionali sono ritenute per nulla rilevanti dal 25 per cento dei cittadini, così come le opinioni e recensioni su siti web (28 per cento).

Telemedicina e Fascicolo Sanitario Elettronico

Le innovazioni digitali tipiche di questo settore ma che ancora stentano a diffondersi su larga scala sono la Telemedicina e il Fascicolo sanitario elettronico.

Per quanto riguarda quest’ultimo, il 52 per cento dei medici di medicina generale ritiene che sia poco diffuso a causa di una scarsa comunicazione e promozione dei servizi offerti e non per la bassa utilità percepita come supporto al processo di cura.

La telemedicina, poi, nel 2018 ha registrato una sostanziale stabilità in termini di diffusione rispetto a quanto rilevato in passato.

Tra i medici di medicina generale, infatti, solo il 4 per cento degli intervistati ha dichiarato di utilizzare soluzioni di teleassistenza e il 3 per cento di televisita e telesalute.

Più alta, invece, risulta la diffusione di servizi di telerefertazione, in particolare in alcune attività diagnostiche di primo livello quali ad esempio la spirometria (21 per cento) e l’elettrocardiografia (19 per cento).

Maria Chiara Furlò