Quota 100 più difficile senza i contributi figurativi

Per provare ad alleggerire il peso sui conti pubblici della modifica della ‘legge Fornero’ nella più favorevole ‘Quota 100’, la quadratura del cerchio potrebbe essere raggiunta grazie a una stretta sul calcolo dei contributi figurativi.

L’idea da cui ha preso il via la discussione prevedeva il diritto all’assegno pensionistico una volta raggiunti i 64 o 65 anni di età con rispettivamente 36 o 35 anni di contribuzione. Nel corso delle settimane si è ipotizzato di ridurre l’età del pensionamento a 62 anni, facendo salire fino a 38 gli anni di contributi versati.

Si è quindi posto il problema di ridurre la spesa della riforma. Una proposta ha ipotizzato di applicare all’assegno una penalità dell’1,5 per cento per ogni anno di anticipo previsto rispetto agli attuali 67 anni di età, come già previsto dalla stessa legge Fornero, mentre un’altra ipotesi prevedeva l’applicazione del sistema retributivo in ogni caso.

Tuttavia la misura che al momento sembra più probabile riguarda i cosiddetti “contributi figurativi”. Si tratta di contributi fittizi che non sono effettivamente versati né dal datore di lavoro né dal lavoratore, e si riferiscono a periodi in cui è avvenuta una interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa. L’obiettivo è quello di tutelare il lavoratore in quel periodo in cui il datore di lavoro non  ha versato i contributi.

Questi contributi vengono accreditati senza oneri nelle Gestioni pensionistiche dei lavoratori pubblici o in quelle dei lavoratori privati. I periodi a cui si riferiscono sono individuati dalla legge: dal servizio militare alla maternità, passando per le indennità Aspi e Naspi oppure, per chi ne ha usufruito, della Cassa integrazione.

I contributivi figurativi sono previsti, inoltre, anche per  chi assiste o ha assistito un parente o affine entro il terzo grado che si trova in una situazione di handicap determinata dalla Legge 104.

L’Inps ha più volte spiegato, nelle sue circolari, che accreditare i contributi figurativi significa attribuire al periodo di interruzione dell’attività lavorativa un numero di contributi pari al periodo da riconoscere o di un determinato importo a seconda della modalità di calcolo.

Il calcolo dell’importo dei contributi da accreditare si effettua prendendo in considerazione la media delle retribuzioni percepite nello stesso anno solare in cui si collocano i periodi di interruzione o riduzione dell’attività. Se per quell’anno solare non risultano retribuzioni, l’importo è calcolato sulle retribuzioni dell’anno precedente.

Le condizioni in cui può verificarsi per il lavoratore l’accredito di contributi figurativi sono quindi diverse e molteplici. Si può facilmente comprendere come il loro eventuale  non utilizzo o il loro parziale conteggio, possa rendere molto più difficoltoso il raggiungimento dei criteri di anzianità contributiva indicati nelle attuali proposte governative.

Claudio Testuzza