Perchè la Quota A non è diminuita

Il nuovo regolamento era stato pensato per ‘dare gambe’ all’assistenza strategica progettata per aumentare il sostegno ai giovani

 

I ministeri vigilanti hanno bocciato le modifiche regolamentari della Quota A presentate dall’Enpam a dicembre 2014. Questi i punti salienti della riforma: riduzione del contributo per gli iscritti con più di quarant’anni e destinazione del 15 per cento di queste entrate contributive all’assistenza strategica per sostenere gli iscritti nelle esigenze di vita e di lavoro. Le modifiche secondo il giudizio dei ministeri minerebbero la stabilità della gestione della Quota A, ma solo di quella.

I ministeri dimenticano però che la sostenibilità della Fondazione, assicurata per i prossimi cinquant’anni e oltre, deve tenere conto di tutte le gestioni e non di una singolarmente. La Fondazione, in base allo Statuto approvato dagli stessi organismi vigilanti, è unica e ha un unico patrimonio che, secondo i bilanci tecnici, non verrà mai toccato e che nel 2061 arriverà a oltre 124 miliardi di euro.

Il paradosso del patrimonio bloccato

La bocciatura dei ministeri riapre il dibattito sulla scelta degli indicatori in base ai quali va valutata la sostenibilità del sistema previdenziale. La riforma delle pensioni Fornero, infatti, ha imposto di fare riferimento solo al saldo corrente tra entrate e uscite senza poter considerare il patrimonio (ad eccezione delle plusvalenze generate). Un patrimonio che secondo l’ultimo bilancio consuntivo approvato è di 17,2 miliardi circa. In altre parole la situazione dell’Enpam è paragonabile a quella di una famiglia che ha dei risparmi da parte su cui però non può fare affidamento, dovendo contare solo sullo stipendio.

Insomma, quando nasce un figlio, un genitore lungimirante comincia a risparmiare il denaro che servirà per mandarlo all’università. Perché è consapevole che, una volta che il figlio si sarà diplomato, lo stipendio non sarà sufficiente a mantenere tutte le spese. Ma per lo Stato questo non è un bravo genitore, per esserlo dovrebbe fare risparmi per lasciarli inutilizzati. E i figli, casomai ne avessero bisogno, farebbero bene ad arrangiarsi.

Tante belle parole, ma niente fatti

Pubblichiamo qui la lettera di un medico che ci ha scritto per protestare contro la mancata riduzione del contributo minimo. La risposta al dottor Spaccatini ci dà l’opportunità di spiegare a tutti gli altri iscritti perché finora non si è dato seguito alla delibera e chi si è opposto al progetto di riforma.

Sono un medico ospedaliero e ho accolto con molto entusiasmo la decisione dell’Enpam che nel “lontano” 2014 deliberava la riduzione della Quota “A” ed un’intelligente ridistribuzione dei suoi utilizzi. Quando quest’anno (2016) ho appreso che la Quota “A” sarebbe rimasta sempre la stessa, ho avuto una profonda delusione: nel mio lavoro, come in quello di tutti i miei colleghi, si pretende quotidianamente serietà e coerenza con le proprie affermazioni! Sinceramente non mi sento rappresentato da un Ente che non riesce a tenere fede ai propri impegni verso i suoi assistiti. Andrea Spaccatini

Laura Montorselli

@FondazioneEnpam