Oltre 900 borse di formazione perse negli ultimi due anni

Sono 912 le borse di specializzazione andate perse negli ultimi due anni di concorsi, circa 200 quelle per la medicina generale, più di 700 nelle Scuole di specializzazione medica.

È quel che dice uno studio dell’Associazione liberi specializzandi – fattore 2a, organizzazione nata a ottobre 2017 come ‘costola’ di un gruppo Facebook che raccoglie migliaia di studenti di medicina e giovani medici, presentato la scorsa settimana a Bologna in occasione della XIV conferenza nazionale della Fondazione Gimbe.

Il documento illustrato da Claudio Cappelli, del centro studi e analisi di Als, individua in due meccanismi distinti le cause di questo spreco di opportunità e di risorse: l’asincronia tra il concorso per accedere alle Scuole di specialità e quello per la Medicina generale e la “fuga” da una specializzazione a un’altra e da un anno all’altro.

I concorsi presi in considerazione sono quelli per accedere alle Scuole di specializzazione del 2017, del 2018 e quello per la Medicina generale del 2017, in cui si sono verificate le 912 fughe complessive, aventi come protagonisti giovani colleghi già in formazione che hanno ritentato la prova una seconda (o terza volta) aggiudicandosi una nuova borsa e abbandonando quella già vinta in precedenza.

“Quello che si pensava potesse essere principalmente un meccanismo confinato a un’emorragia di specializzandi appena iscritti ad una scuola, che magari nono fosse la loro prima scelta, cioè confinato a quelli del primo anno – si legge –  si è dimostrato invece un meccanismo molto più complesso coinvolgente specializzandi attualmente iscritti anche ai corsi di formazione in medicina generale, ma addirittura ai secondi anni di specializzazione”.

 

IL CONCORSO SSM 2018

Tra di loro la maggior parte è nata tra il 1989 e il 1992, ma c’è anche chi è ha visto la luce nel lontano 1946. Inoltre – è questo è il dato che colpisce – dei 16 mila e rotti partecipanti, circa 1.300 erano già titolari di un posto di formazione post-lauream.

“È possibile, ma soprattutto è giusto – si chiedono gli autori, Claudio Cappelli e Massimo Minerva – insistere con questo rigido meccanismo che vuole un concorrente scegliere il proprio destino professionale nel giro di neanche 36h, senza dargli alcuna possibilità di uscita se non quella di abbandonare la scuola e ritentare il concorso?”.

Lo studio prosegue analizzando nel dettaglio le singole prove concorsuali, oltre che le sedi e le specialità, da cui/verso cui vi sono state il maggior numero di fughe con conseguenti perdite di occasioni formative.

“Queste risorse già messe a bilancio che noi stiamo quantificando solamente da un anno ma che sicuramente saranno molte di più – si chiede in conclusione Als – vengono poi recuperate e vengono re finanziati nuovi contratti?

Il flusso di risorse si interrompe e rimane direttamente ‘in pancia’ al Mef o ci sono passaggi intermedi e quindi sprechi da poter recuperare?

E se rimane in un qualche fondo del Mef, perché fino ad oggi non sono state calcolate queste ‘borse perse’ e non viene reso noto lo storico di questo fondo al fine di quantificare il contingente esatto dei futuri non-specialistici, e programmare quindi meglio il fabbisogno futuro di medici formati per l’Ssn?”.

Marco Fantini

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