Medico radiato in Italia, ma con lo studio in Svizzera

Una denuncia di alcuni parlamentari del Canton Ticino ha fatto aprire un’indagine sul fenomeno di camici bianchi sanzionati dagli Ordini di appartenenza, che riparano nella Svizzera di lingua italiana per continuare ad esercitare.

A sollevare il problema sono stati i parlamentari cantonali di Udc e Lega dei Ticinesi, con un’interrogazione presentata nei giorni scorsi.

“Al nostro Governo – spiega Tiziano Galeazzi (Udc), primo firmatario del documento – chiediamo ad esempio come sia possibile che un professionista radiato all’estero sia in possesso di un certificato di ‘good professional standing’ (onorabilità professionale)” e “quanti medici stranieri radiati vivono e praticano la loro professione nel nostro Cantone”.

Ad allarmare gli onorevoli elvetici è il dilagare di fake news su vaccini e terapie non supportate da prove scientifiche, che “hanno portato – si legge nel testo – alla situazione attuale di un’epidemia di morbillo nel Canton Berna”.

Nell’interrogazione vengono citati anche i casi di due medici radiati dagli Ordini di Milano e Cagliari, noti alle cronache nazionali, che hanno poi lavorato in Canton Ticino.

Il presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi, sentito dal Giornale della Previdenza, indica che, oltre alle lungaggini nella comunicazioni documentali tra vari Stati, ad inceppare l’ingranaggio dei controlli ci sono anche i tempi lunghi del giudizio di appello della Cceps, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, in attesa del quale le sanzioni vengono sospese. “In questi casi anche i medici radiati risultano regolarmente iscritti agli Ordini”, dice Rossi.

Per Antonio Pasca, presidente della Cceps, tra le azioni da mettere in campo è prioritario l’adeguamento della normativa disciplinare delle professioni sanitarie. “Sarebbe utile – commenta il magistrato – istituire una sorta di banca dati dei soggetti responsabili di gravissime negligenza o imperizia professionale. Intanto al livello dell’Unione europea, per evitare che i furbi possano giocare su più tavoli”.

Af

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